Belonging in Anghiari: Paola Foni (Part 2)

Il senso di appartenenza ad Anghiari: Paola Foni (seconda parte)

 Il mio lavoro… Allora, premesso, io sono stata amministratore anche in questo comune, io sono stata uno dei collaboratori dei sindaci dal ‘92 al ’98, alla fine dell’amministrazione di Franco Talozzi: grande! e poi a  quella successiva, poi ho finito quest’esperienza con la nascita di Marco. Quando esce un bando di questo posto per spazzino in Comune, io faccio domanda, nessuno interessato. Mi fanno il test attitudinale e ho questo posto, io dico: “Bene” perché lavoro sei ore la mattina e ho il pomeriggio libero per aiutare e per stare con i mei figli. Marco aveva un anno e mezzo, anche gli altri comunque erano piccoli. E quindi inizio questa avventura…

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Il primo aprile del ’99 inizia questo lavoro, come posso dire… e ogni giorno che passava e più l’amavo, perché è un lavoro, pesante dal punto di vista fisico, perché devi spazzare, tirar su pesi, tirare… però il lavoro che ti lascia la mente libera per pensare, vedi tante cose… Per esempio, quando spazzi a La Croce, la mattina, verso le sette mezzo-le otto, adesso, che guardi verso la valle, la valle che hanno visto Leonardo, Piero della Francesca e quindi è una gioia. Alzi la testa, vedi una persona e la saluti, magari questa persona ha una giornata che si sente un po’ giù, si mette a fare due parole e tu con un sorriso la puoi aiutare. C’era una signora, abitava per La Croce, qui a metà, si chiamava Ave, aveva il marito infermo, aveva circa ottant’anni, la mattina scendeva, dopo aver accudito il marito, e andava a lavorare dalla sua sorella che faceva la sarta. E quindi questa… pian pianino su per questa salita, piano piano, da un saluto, e poi una parola e una chiacchierata, e quando usciva mi diceva: “Signora, questo giorno per me è bello perché ho visto il suo sorriso”.

A volte, andando con l’Ape c’è un punto, non so se hai presente, nella piazza del museo, c’è la galleria che viene su, allora io vengo su con l’Ape e quando sentono il rumore, i turisti, sentono questo rumore, io li vedo, che si guardano intorno, poi quando capiscono che c’è… tutti rimangono meravigliati, cominciano ad indicare, a volte c’è una standing ovation, perché una donna con l’Ape su, non lo so che effetto gli fa però…una cosa che è particolare per loro.

In questo lavoro, vedi il passaggio delle stagioni, io la chiamo: “La poesia della spazzatura” perché la spazzatura ha una poesia, perché ti dice il passaggio delle stagioni, quando alzi il coperchio e vedi l’autunno, cominci a vedere la cenere, e sai che è una stagione, oppure le bucce, il profumo dei mandarini. Ora cominci a vedere piano piano il melone, si va verso l’estate o sennò a primavera, anche quando il tempo è brutto, te lo dicono le formiche che arriva la primavera.

Oppure la poesia delle cose che buttano via, anche quella è una poesia. È capitato, quando andavo giù a San Sepolcro a scaricare, a volte vedi cose buttate via, che ti raccontano la loro storia. A me è rimasto impresso due cose, le valigie, le valigie, se ti potessero parlare chissà quanto avrebbero da raccontare, di dispiaceri, di addii, di partenze, di tristezze, oppure anche di gioie, la gioia del ritorno. Un’altra volta due testiere di letto, di legno, e avevano… erano scolorite in due punti, delle teste, sai di quando uno si mette appoggiato al letto. Ho detto: chissà quanti pensieri, quante… magari due coniugi, marito e moglie, che si parlavano dei problemi della famiglia, dei loro…. O magari muore una persona anche anziana, e vedi queste cose che sono state con loro da una vita, che gli hanno fatto compagnia, che loro hanno tenuto, magari con grandi sacrifici e le hanno tenute bene, buttate via, buttate… E io sai? Le prendo, perché dico: “Non è giusto”. Perché io credo che anche… le cose sentono chi le ama, perché tu gli ridai una nuova possibilità di avere una nuova…

Una volta, diverso tempo fa, ho riportato a casa un canterano e mio marito gli piace metter a posto, lui è tornitore nel ramo nel ferro, però io dico sempre che è un falegname mancato, che a lui piace lavorare il legno. Sicché abbiamo passato un inverno, nel fondo, a metter a posto questo mobile, era tutto smontato, i cassetti, erano quattro tavole. È stato così bello e ci siamo divertiti perché vedevi questo mobile raccontava la storia di chi l’aveva fatto. Perché vedevi davanti, un legno un pochino più pregiato, all’interno, dove non si vedeva, dei legni più poveri e poi magari anche una giunta. Guarda questo ti racconta la storia di una famiglia e così una casa, la pietra…

Però queste cose diventano tue perché te ne sei presa cura, perché tu le rimetti a posto e tu le ami e poi a volte sono anche cose belle, sono… A me piace i ricami, io ricamo, faccio l’uncinetto, i disegni del tombolo, la crina a fuselli è tipica delle nostre parti. Quante volte ho visto questi disegni buttati via, e io questi disegni li ho messi in dei contenitore trasparenti, perché è una storia, sono un pezzo di artigianato, un pezzo di storia dei nostri luoghi. Poi un domani uno li dà ad un’associazione che si cura di queste cose, non è giusto che debbano essere buttati via.

E questo lavoro è bello per questo, io lo amo veramente, lo amo, e poi anche gli incontri, le battute del paese, … i vicoli, quando pensi alle persone che li hanno abitati, alle loro storie, alle loro… veramente alle volte ci sarebbe da scrivere un libro. Perché poi sono personaggi caratteristici, personaggi che adesso, purtroppo…il paese è morto, perché io sono da 20 anni che faccio questo lavoro e sono venuti a mancare tante persone, tante, tante, nella cerchia murata, nella cerchia medievale.

Venti anni fa c’erano tante più persone che abitavano ad Anghiari.  Adesso è un paese museo, un po’, perché queste case chiuse, perché prima ogni porta aveva una famiglia o una persona. I giovani non rimangono perché c’è… diciamo Anghiari non è facile viverlo come famiglia giovane, magari con figli. Le case sono a volte anche scomode, sono piccole e quindi è difficile…, poi adesso se non arrivano con la macchina dentro casa, queste persone un po’ anziane, triste. Prima c’erano più botteghe, l’artigiano che faceva il ferro, quell’altro che restaurava, anche proprio come botteghe. Se uno ritorna indietro con la mente e fa il percorso delle strade, lì c’era un droghiere, di là magari c’era quello che vendeva il latte, di là c’era il calzolaio. Le donne che si sedevano fuori, coi figlioli, facevano il tombolo, queste trine, la sera, chiacchieravano, si scambiavano informazioni, proprio la vita di paese. Però è un problema un po’ comune, perché anche a Sansepolcro hanno lo stesso problema, pur essendo in pianura, più agevole come posto, però il centro storico di Sansepolcro è vuoto.

Sì, qui in piazza, dove ci sono i bar ora questo è il centro, dove la gente arriva con la macchina, sempre con la macchina, camioncini che caricano, scaricano, è tutto un delirio, …

 Sicuramente c’è un grande senso di comunità, perché poi ad Anghiari ci si conosce tutti, essendo il paese piccolo, poi le figure che il centro, ci si conosce, anche quando c’è qualche faccia nuova, viene accolto bene, vien accolto. Gli anghiaresi sono gelosi del loro essere “anghiaresi”, è proprio come le mura, tu sei di Anghiari se sei nato entro le mura, chi è nato in basso, alla stazione già mmmmm… è straniero. Apparentemente Anghiari è molto accogliente, però è difficile entrare nei clan, anche per me che abito ad Anghiari da tanti anni.

 La città è come la mia casa, è un orgoglio tenerla pulita, mostrarla al meglio, alle persone che vengono a visitarla, e questo io e chi lavora con me, ci teniamo in modo particolare, perché io ritengo che chi lavora fuori, in un paese, sulla strada, è l’immagine del paese, dell’amministrazione. Noi siamo il primo incontro che chi viene da fuori, fa e quindi ci si tiene a mostrarla al meglio, ci si tiene ad essere cordiali con le persone che ti chiedono un’informazione, che ti chiedono un consiglio, per un ristorante, sui negozi. È la nostra casa, è una parte del tempo della nostra vita, della mia vita lo passo qui, nel paese, nelle strade e quindi è….

 Io sono felice della mia vita, il bilancio, a 61 quasi anni, è estremamente positivo, perché ho avuto una famiglia che mi ha voluto bene, la mia famiglia di nascita, la famiglia che ho creato con mio marito, abbiamo dato la vita, stiamo bene in salute, i figli seguono la loro strada, i loro sogni e le loro inclinazioni, piano piano arriverà e poi …

Non occorre grandi cose, grandi soldi, grandi giri, …Io, proprio ieri, ho lavorato ieri mattina, era domenica e poi…mi son dimenticata, io ho due cani e una ciurma di gatti, i cani, tirati fuori dal canile, i gatti, chi sordo, chi cieco, chi muto. Ho pulito, e poi ieri pomeriggio, ho portato la pappa ai cani, mi son messa a sedere nel giardino e ho detto: “ Io sono fortunata, io sono in ferie tutto l’anno, guarda che bellezza” perché ho i fiori… e quindi mi sono messa seduta a guardare intorno e ho ringraziato la fortuna che ho, ecco! È una piccola cosa, non mi sono mossa di casa, non ho speso soldi però è un momento di felicità. I fiori mi piacciono, ho i limoni, un arancio, un mandarino, un cedro e quando ho un momento libero vado giù a curarlo, mio marito, ugualmente come me, è amante delle piante, sono momenti felici.

Per me ogni giorno è un giorno di ferie, perché io mi considero in vacanza a casa mia, tanti vanno a cercare… È giusto viaggiare però il viaggio può essere inteso in due modi: come curiosità di luoghi diversi, di persone diverse, oppure farsi grandi: io sono stata là, sono stata qua. Anche senza viaggiare tanto, sono felice dove abito, per me i viaggi li puoi fare anche con la fantasia, con un libro e quindi…

 Sì, leggo tanto, ho tremila libri in casa, ogni tanto: “Paolo, per favore, fai un’altra libreria”. Mi piace, mi piace da morire. Qui dove vai, la respiri l’arte. Pensa a quanti grandi artisti sono nati qui: Piero della Francesca, Luca Pacioli, Michelangelo, Vasari, poi i pittori umbri. È nell’aria.

 Amo Anghiari perché…è un sentimento, amo, le sue pietre, le sue porte. Sì, la storia nella pietra… Ieri mattina che era domenica, sono entrata alle 7-7.30, non c’era nessuno nel paese, dormivano tutti e tu ti immagini, vedi questo paese, non surreale, però vuoto, c’è proprio la pietra, tu pensi a quante cose hanno visto queste pietre. Io dico sempre: se le pietre potessero parlare, quanto ci racconterebbero, perché noi passiamo, ma queste pietre sono…. Le pietre di palazzo Taglieschi sono del Mille, poco più, sono del 1200, sono sempre quelle, hanno visto tante cose, usi, costumi diversi. E poi ogni edificio… sulla pietra si può leggere la storia, le difficoltà, perché a seconda di che pietre ci sono nei palazzi, se c’è un periodo più ricco magari c’è il marmo… Se uno guarda attentamente, vedi anche pietre con dei simboli e tutto vuole dire, vedi un arco con un simbolo, lì c’era una confraternita, là c’è una bottega che apparteneva all’arte della lana o al fabbro. Io dico sempre: ti raccontano la storia, come i mobili.

Amo Anghiari perché mi racconta tante cose, lo amo perché c’è una chiesa, che io la considero una cucina, la chiesa della Badia, sei mai stata? E per me… io quando apro, a volte entro dentro un momento così, chiudi la porta, ha questa pianta irregolare che sembra una cucina, una casa, senti un profumo particolare, vedi sulla sinistra questa Madonna con bambino che si guardano negli occhi, che sembra che il mondo sia fuori, e poi da qualsiasi parte tu guardi questa Madonna non ti guarda mai, ha gli occhi negli occhi col figlio.

Lo amo Anghiari per questo, lo amo per le scale sali e scendi, lo amo per le persone che ci sono che purtroppo si perdono. Lo amo…è il paese del cuore, io dico sempre, io sono nata a Sansepolcro, mi dovessero dire, torni a Sansepolcro, lasci Anghiari, mi dispiace no. Lo amo perché la mattina, ci si guarda, io sto giù in basso ad Anghiari e ho la finestra di camera che mi dà proprio sulla citta vecchia. Lo vedo, la mattina ci si saluta: “Ora arrivo, tranquillo, ora arrivo”. È una cosa che ti senti dentro, è difficile dire perché è come quando dici…come uno di famiglia, gli vuoi bene nei pregi e nei difetti, perché ha anche difetti, come tutti noi. I colori, i suoi colori, quando la mattina ha questa luminosità che è diversa dalla sera. Quando guardi dalle mura a tutta questa piana, pensi a quanti prima di te l’hanno vista così, ripensi alle storie di persone che ci sono state, alle loro gioie, ai loro dolori, alla vita in generale, alla vita.

 Belonging in Anghiari – Paola Foni (Part 2)

 My job… I should start by saying that I had been an administrator in the municipality, working with the mayors from ’92 till ’98. Franco Talozzi – a great guy – I worked at the end of his administration and then in the following period, but then I finished with the birth of Marco. When the job as street cleaner for the town was advertised, I applied and no-body else was interested. I did an aptitude test and I get the job, I said ‘Good’ because I would work for six hours in the morning and have the afternoon free so I could take care of my children. Marco was one and a half and the others were little. And so I began this adventure…

On the 1st April ’99, I started the job, and how can I put it… every day, I love it, more and more. It is a physically hard job, because you have to sweep, pick up heavy loads, pull…but the job leaves your brain free to think, and I see many things… For example, when I clean at La Croce, in the morning, around 7.30-8, now, and I look towards the valley, that valley that Leonardo and Piero della Francesca also looked at, it is a great joy. You lift your head, and then I might see a person and greet her. Perhaps this person is having a bad day, and she starts to chat and I can help her with a smile. There was a lady, she lived at La Croce, here, half way up, her name was Ave, she cared for a sick husband, she was around 80 years old, and she came down in the morning after having attended to her husband and went to work for her sister who was a seamstress. And so …slowly climbing back up this hill, slowly, she started to talk, and we went from greetings, to a word, to a chat, and, one day she said ‘Signora, this day is beautiful because I have seen your smile’.

Sometimes, going up with my Ape, there is a point, I don’t know if you know it, in the piazza in the old town where there is the museum, there is a gallery coming up the hill, and I come up with my Ape, and when people hear the noise, the tourists, they hear the noise, I see them, looking around, and then when they understand what is going on…they are all stunned, and they start to point to me, and sometimes there is a standing ovation  (in English), because a woman is driving an Ape – I don’t know what they think, but it is something strange for them.

Also, I love it in this job, when I see the passing of the seasons … I call it ‘the poetry of rubbish’. Rubbish is poetic, because it tells you of the passing of the seasons: when you lift the lid and see autumn, you start to see the ash and you know which season it is, or the peels, the smell of mandarins. Now you start to see, slowly, slowly, the melon, as we are going towards summer, or in spring, even when it is still cold, the ants tell you that spring is arriving.

And the poetry of things thrown away, even that is poetic. It happens, when I go down to Sansepolcro to unload, that sometimes I see things that have been thrown away, and they tell you their story. Two objects particularly remain in my memory, the suitcases, the suitcases, if they could talk I wonder how much they would have to tell: farewells, departures, sorrows, regrets, or also joys, the joy of returning. Another time, there were two headboards, in wood, and these headboards had…they had two faded patches at the level of the heads, you know, when one leans back against the bed. I said: who knows how many thoughts, how many… perhaps a couple, husband and wife, talking about the family problems, of their….  Or perhaps an old person dies, and you see things that have been with them all their lives, keeping them company, that they have kept, perhaps with big sacrifices and they kept them well, and now thrown away, thrown … And I pick them up, because I say: ‘It is not fair’. Because I believe that even…things can sense the people who love them, and you can give them the possibility to have a new….

One time I took home a cupboard, and my husband, he likes to fix things, he is a turner, works with iron, but I think he is a failed woodworker, he likes to work with wood. So, we spent the winter, in the garden, restoring this cupboard – it was all in pieces, drawers, 4 planks. It was so fantastic, we had so much fun, because you saw this cupboard telling the story of the people who made it. Because at the front there was a better kind of wood, and inside, where it couldn’t be seen, they used wood of lesser quality and perhaps there was a joint. Look, this tells you the story of a family, like a house, or a stone…

So, these things become yours because you take care of them, because you fix them and you love them, and then sometimes there are even pretty things, they are… I like embroidery, I embroider, I crochet, I like drawings for lace making with bobbins, which is traditional around here. How many times have I seen those drawings thrown away, and I put them in see-through containers, because it is history, they are artisans’ objects, a piece of history of our land. Perhaps one day I will give them to an association that takes care of these things, it is not right to throw them away.

And this job is beautiful, I really love it, because there are the encounters, the jokes that go around town, … the alleys, when one thinks of the people who have lived there, their stories, their… really one should write a book. Because they are typical characters, people who now, unfortunately … the town is dying. I have been doing this job for 20 years, and so many people have died, many, many, inside the walls, inside the medieval walls.

20 years ago there were many more people who lived in Anghiari. Now the old town is, a bit like a museum town, because these houses are closed. Before, every door had a family or a person …. Young people don’t stay because there is… let’s say that Anghiari it is not easy for a young family, perhaps with kids. The houses are sometimes uncomfortable, they are small and so it is difficult… and now people want to reach the house with a car, and these elders … it is sad. Before there were more shops, artisans, ironworks, furniture restoration, workshops. If you go back in time and in your mind go around the streets, over there there was a grocer’s shop, here there was someone who sold milk, there a shoe repairer …. Women sat outside, with the kids, embroidering, in the evenings, chatting, exchanging information, the life of a small town. But it is a common problem, because, even in Sansepolcro, which is on the plain and easier than living here, they have the same problem – the centre in Sansepolcro is empty.

Yes, here in the main piazza where there are the bars, this is the town centre now. It’s where people can arrive with the car, always with the car, small trucks loading and unloading, it is hectic…

For sure, there is a sense of community – Anghiari is small, we all know each other, being so small, and then the people who hang around the centre of town, we know each other, and when there is a new face, they are welcomed. But the anghiaresi are jealous of their being ‘anghiaresi’ – it is like the walls, you are from Anghiari if you were born inside the walls; if you are born near the station, mmmmm…you are a foreigner.  So, although Anghiari is welcoming, it is difficult to enter into the clans, even for me, and I have lived in Anghiari for many years.

The town is like my home, I am proud to keep it clean, to show it at its best, to the people who come to visit it. Together with the people I work with, I am very keen about this, because I believe that the people who work outdoors, around town, in the streets, we are the face of the town, of the administration. We are the first to be met by those who come from outside, and so we want to show it at its best, and we are keen to be friendly with people who ask advice, about a restaurant, shops. It is our home, it is a big part of our lives, I spend a lot of time here, around town, in the streets and so it is…

I am happy about my life, at almost 61, I feel very positive, because I have had a loving family in my family of origin, and now, the family I’ve created with my husband – we have dedicated our life to our family… . We are healthy, the children are following their life paths, their dreams and inclinations, slowly, slowly they will be fulfilled …

You don’t need big things, a lot of money, a big social circle … to be happy. For example, yesterday I worked in the morning, it was Sunday and then … I forgot to mention I have two dogs and a ‘crew’ of cats, the dogs come from the dog shelter, the cats, one is deaf, one is blind, one is dumb … I cleaned and then, yesterday afternoon I took the food to the dogs, and then I sat in the garden.  And I told myself ‘I am lucky, because I am on holiday the whole year round, look how beautiful this is’, because I have many flowers …and so I sat down and looking around me at the garden I thanked my good fortune! It was a small thing, I didn’t move from home, I didn’t spend any money, but it was a moment of happiness.  I have these moments in the garden – I love flowers, and we have lemon trees, an orange tree, a mandarin, a cedar. When I have a spare moment I go down to work in it, and my husband is the same as me, he loves plants … they are happy moments.

For me, every day is a holiday, because I consider myself on holiday in my own town. Many people go far in search of….  It is ok to travel, but travelling can be interpreted in two ways: either it is about a curiosity to know different places, different people, customs and traditions, or it is just an excuse to show off: I have been there, done that. Even without travelling much I am happy where I live; I think one can travel in one’s imagination, you can travel with a book and so…

Yes, I read a lot. I have three thousand books at home, and sometimes I say to Paolo ‘can you please build another bookshelf’. I love it to death (common Italian expression). And right here, everywhere you go, you breath in art. Think of how many great artists were born around here: Piero della Francesca, Luca Pacioli (mathematician, collaborator with Leonardo da Vinci), Michelangelo, Vasari, and then all the painters in Umbria. It is in the air.

I love Anghiari because… it is a feeling… I love its stones, its doors. There’s history contained in the stones… Yesterday morning, it was Sunday, I arrived at 7-7-30, and there was nobody around town, they were all sleeping, and I could imagine, see this town, not as surreal, but empty, and there is the stone, and I thought how many things have these stones seen? I always say: if stones could speak, how many things could they tell us, because we pass on, but these stones are… . The stones of palazzo Taglieschi go back to year 1000, a bit later, from 1200, and they are the same, they have seen so many things, customs, different traditions. And then on the stones of every building you can read history, the difficulties, the different periods, because, depending on the stones used in the palaces, you can read if the period was rich for example, perhaps they used marble …. If you look carefully, you can see stones with symbols and everything has a meaning – perhaps you see an arch with a symbol, there was a confraternity, there was a workshop belonging to the wool or iron guild. I always say, they tell you a story, like furniture.

I love Anghiari because it tells me so many things; I love it because there is a church that I think is like a kitchen, the church of La Badia, have you been there? It is for me…when I open the door, sometimes I go in for a moment, I close the door, it has this irregular layout it looks like a kitchen, a house, you can smell a distinctive scent, and you see, on the left, this Madonna with Child, staring into each other eyes. It seems that the world is kept out, and from every angle you look, the Madonna never looks at you, she has her eyes in the eyes of the Child.

I love Anghiari for this, I love it for the steps, up and down, I love it for the people who unfortunately one loses, for those who have been. I love it…it is the ‘il paese del cuore’ (town of the heart), I always say, I was born in Sansepolcro, but if they told me to go back to Sansepolcro, and leave Anghiari, sorry, no. I love it because in the morning, we look at each other: I live in the lower part of Anghiari and I have the window of my room that faces the old town. I see it in the morning and we greet each other: ‘Now I am coming, don’t worry, I am coming’. It is something that you feel inside, it is difficult to explain because it is like when you say…like a family member, you love them, flaws and virtues. Because it also has its flaws, like all of us. The colours, its colours, in the morning the light is different than in the evening …. And, when you look from the city wall, down towards the plain, you think of all the people before you who have seen it like this. You think of the stories of the people who have been there, of their joys, their sorrows, of life in general, of life.

Ann and Mirella

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