Belonging in Anghiari: Franco Talozzi

In 2017, I began conducting interviews with people who live in Anghiari. Some were conducted in Italian, some in English, and they were all published in both languages on this blog. While in Anghiari earlier this year I continued this project. These interviews will also be published in both languages.

Il senso di appartenenza ad Anghiari: Franco Talozzi

 L’anno scorso ho intervistato la figlia di Franco, Cinzia e la nipote, Armida, che insieme conducono il ristorante “Talozzi” ad Anghiari. Quest’anno ho avuto la fortuna e l’opportunità di intervistare Franco, di cui tutti parlano sempre benissimo e che, quando sindaco di Anghiari negli anni Ottanta, ha dato un enorme contributo allo sviluppo della città, specialmente sotto il punto di vista culturale. L’ho intervistato in una gelida giornata di marzo, a casa sua, nella parte medievale del paese. È venuta con me anche Mirella, che trascrive e traduce queste interviste, e là abbiamo trovato la moglie, Anna, e Cinzia, tutti riuniti in una stanza accogliente, dalle pareti foderate di libri con una splendida vista sulla valle Tiberina. Cinzia aveva anche preparato una deliziosa mantovana, una tipica torta toscana che ci è stata poi servita con il vin santo. L’intervista, condotta in italiano, è poi stata trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio e questa ne è una versione editata.IMG-20180326-WA0000-1

 Bene! Beh, io sono nato a Chiusi, in provincia di Siena, il 23 novembre del 1937, perciò ho compiuto ottant’anni da poco. Sono nato in una famiglia contadina. Il mio babbo ha fatto il guardiacaccia in una grande riserva di un grande proprietario, in una delle dodici fattorie granducali del duca Leopoldo, il grande Leopoldo, che aveva, da Arezzo fin nella città di Chiusi, fatto la bonifica, erano tutte paludi. Aveva costituito dodici fattorie, questa fattoria dove sono nato io si chiama Dolciano, aveva 24 famiglie di contadini. Ero l’unico maschio, avevo quattro sorelle.

Perciò io sono nato in quest’ambiente, ho vissuto in quest’ambiente fino a sedici anni. Io ho fatto le scuole medie, vale a dire tre classi sopra le elementari, perciò non ho fatto l’università, non ho fatto il liceo, nulla. Sono andato a lavorare in un albergo, a Chianciano Terme.  Chianciano era una stazione termale importantissima nell’immediato dopoguerra, dove andavano a curarsi il fegato, da tutto il mondo. Perciò ho lavorato tre anni, quattro anni dentro a quest’albergo, facendo l’aiutante cameriere, poi il cameriere. Nel 1956 ho fatto un esame, un concorso in prefettura, ho preso una patente e sono stato impiegato al dazio, le tasse che uno paga su ogni merce che uno comprava. Io ho fatto questo lavoro, un lavoro che non mi piaceva molto perché era molto arido, comunque ho dovuto farlo.  Ho lavorato al mio paese, a Chiusi, a Castiglion del Lago, a Radicofani, all’Amiata… gli anni della gioventù…avevo vent’anni, ventidue anni, ventitré anni.

A ventidue anni mi sono sposato con quella bella signora, (guardando sorridente Anna) è nata la prima figlia, la seconda figlia, sono stato trasferito vicino Siena, Buonconvento, tutti paesi bellissimi. Pur non avendo fatto studi, ma mi son sempre interessato, praticamente sotto il profilo antropologico, perciò mi è piaciuta sempre la storia. In ogni in paese, ho imparato la storia di quel paese, le radici… perciò bello, ho fatto quest’esperienza.

Da Buonconvento, nel 1969, son stato trasferito qui ad Anghiari, sempre facendo l’impiegato al dazio, l’anno prossimo sono 50 anni che abito qua. Cosa posso dire? Questi cinquant’anni sono stati quelli più importanti della vita, perché, quando sono arrivato qui, ne avevo appena trenta, la famiglia era piccola, poi definitivamente mi son fermato qua, perché per il dazio è finito, io sono andato a lavorare a Sansepolcro nelle imposte dirette, vale a dire un ufficio di stato. Ma nel 1983 ho chiesto di andare in pensione, molto giovane, avevo quarantacinque anni, quarantaquattro anni, si poteva in Italia, c’era delle leggi che si poteva, perché amavo molto io la libertà. Io non ho mai avuto ricchezze, soldi… ma la libertà è la cosa più grande che una persona può avere.

Sì, libertà, per fare…, ad esempio io, nel 1980 con la famiglia, ci siamo messi a fare la pasta, ci piace molto la cucina, ma io sono appassionato di dolci, mi sono messo a fa’ dolci, pasticceria, sicché io ho fatto la pasticceria per dodici anni. Poi, io amo molto l’ambiente, le passeggiate, la pesca, la caccia, il bosco, i funghi e mi sono sempre interessato della politica, ma in senso largo, della politica in quanto storia dell’uomo. La politica parla di noi stessi: la mattina, quando ci alziamo, ogni operazione è un’operazione politica.

Allora, quando sono stato sindaco?  Beh, come ho detto, ho avuto sempre questa passione per la storia del paese e la politica. Ed è capitato che nel 1975 alle elezioni sono entrato in Comune con l’incarico di sindaco. Una grossa esperienza, grossissima, perché vieni a contatto con tutti i problemi del genere umano, anche se è piccolo il paese. Per esempio, devi dare l’acqua, appena arrivato in comune, uno dei problemi mancava l’acqua e allora ho fatto acquedotti nuovi, il metano, l’illuminazione…

Quando ho avuto l’incarico di sindaco, c’era in paese una grossa discussione: se fare le scuole medie nuove, che sono qui dentro il vecchio paese, fuori del paese, un edificio nuovo. Io son stato contro, perché fai nuovi edifici fuori, prendi parte di ambiente, sottrai ambiente. Metti a posto il vecchio, vale a dire nel vecchio centro storico porti la scuola, porti servizi… porti vita, altrimenti i centri storici, le vecchie case, è successo, tanti paesi nel meridione crollano. Invece qui si è iniziato a rimettere a posto le scuole, fatto convenzioni con le banche, perché il cittadino che prendeva finanziamenti per rimettere a posto la casa, il Comune gli pagava in parte gli interessi. Perciò è stato veramente un processo culturale, una visione urbanistica della città. Noi che abbiamo in Italia un enorme patrimonio di beni culturali, ma anche ambientale, abbiamo rovinato tanti centri storici, città, piazze, … sciupato l’ambiente… . Ma chi viene in Italia, viene per il paesaggio, per l’ambiente, per la storia, per tutti i beni culturali, se tu non hai amore a questi, perdi tantissimo.

Perciò, io ho avuto quest’esperienza in comune dal ‘75 al ’92, con un’interruzione di un anno e mezzo, son stati diciotto anni, son molti. Ho fatto conoscenze con persone del mondo della cultura, nel 1978 abbiamo costituito un premio internazionale di cultura, ad Anghiari è venuto il fior fiore della cultura nazionale e anche internazionale. Tutti i mesi venivano ad Anghiari, personalità, nella sala consiliare, a parlare dei temi attuali del momento, basti pensare a persone come Umberto Eco, professor Veronesi. Umberto Eco che fa una discussione sulla semiologia di Piero della Francesca, sono pochi che possono comprendere… però, noi si faceva cose di un livello anche molto più popolare. Dietro questo slancio culturale il Comune ha acquistato il teatro di Anghiari, edificato nel 1789, era di privati cittadini e l’ha reso pubblico e allora è sorta una compagnia che fa teatro tutto l’anno.

Io, non avendo fatto studi, però avendo amore alla cultura, ho conosciuto tante persone che m’hanno insegnato tante cose, perché ognuno di noi, fino all’ultimo giorno della vita, impara qualcosa, sempre, sempre, però bisogna essere curiosi… perciò la curiosità porta alla conoscenza, la conoscenza porta… alla vita. Lo dico ai giovani, io, conoscere, sapere, girare il mondo quando è possibile, ti apre la mente e s’avvicina a quello allora che è la pace. Io, quando vedo gli egoismi, la stupidità, che poi genera rabbia, perché c’è chiusura mentale, se apri la mente, la conoscenza…allora nel mio piccolo, molto piccolo, quando ho avuto questo incarico, ho cercato di applicare queste cose.

Io, nel 1990, ho rotto con il partito comunista che mi eleggeva, mi sono presentato con una lista mia e m’hanno rieletto. Il partito comunista, la Toscana dell’immediato dopoguerra, c’era la mezzadria, c’è stata tutta una lotta poi contro gli agrari, i padroni perché non volevano dare quello…, perciò ha avuto, il partito comunista, un ruolo enorme. E la Toscana, tutti, dalle città, Firenze, è stata sempre sotto la sinistra, secondo me con un ottimo risultato, poi, piano piano, le cose vanno spegnendosi. Perché? Forse, questo è un giudizio mio, perché noi viviamo sotto il dominio del consumismo, del capitalismo. La mia vita è stata il blocco sovietico-russo che dava una visione, più giustizia, abbiamo sbagliato perché anche là hanno prodotto dolore e male.

Però ora ci è rimasto solo la legge del capitale, è finito anche lo slancio ideale di uguaglianza. Certo nei piccoli paesi ancora si resiste, ma anche qui, solo il dio quattrino, cambiare la macchina, fare il vestito di moda, fare…  Nei centri piccoli ci si salva meglio che nelle città. A livello nostro, qui siamo ricchi, qui siamo ricchi, perché c’è la campagna, il nonno magari fa il tabacco, poi hai l’orto…

Allora ho fatto questa lezione a questi giovani, erano dalla prima elementare alla quinta, io non sapevo neanche che dirgli perché non son abituato, allora gli ho raccontato che facevo io da ragazzo, erano interessatissimi… Io che sono nato in campagna, la casa più vicina era 800 metri, la sera quando tramontava il sole, se ti spostavi, ti spostavi a piedi, perciò c’eran le paure, c’eran le paure. Invece oggi un bambino va in macchina, sempre in macchina, non sa che è questo, non conosce, non vede la luna quando è piena piena. Io da piccolo, babbo mi portava con sé alla caccia e m’ha insegnato: guarda, quella è la stella polare, l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore, Sirio, il vento ha questo nome, questo si chiama tramontana, una vita vera. Invece purtroppo oggi (tutututu: digita su un immaginario computer) questo è giusto, il computer, grande mezzo, ma il server lo devi avere qui. (si indica la testa) Perché ai giovani spiego io: se vuoi sapere Dante per dire, “La Divina Commedia” io sono innamorato, se vuoi sapere Dante lo devi sapere te, te lo devi conoscere, poi ti serve una data, vo’ a cercarla. Non si fa una vita vera.

Io faccio l’orto perché mi piace, mi piace non tanto i prodotti, vivere in campagna, sentire i grilli, l’odore dell’erba tagliata, i profumi… Lavorando nell’orto sono ritornato bambino, perché da piccolo, essendo figlio di contadini, tutti i parenti contadini, i miei giochi, i miei passatempi erano nell’orto, dietro a quello che faceva le faccende, l’odore del fieno tagliato…uno dei motivi è questo. Faccio una cosa vera, perché vede, a primavera, a maggio metti i semi no? Prepari il terreno e poi vedi sorgere un qualcosa, cogli quel frutto, è una cosa viva, è una cosa vera, e per questo l’interesse, altrimenti è tutto virtuale.

Sì, sì! Allora, la caccia, per me è stato tutta la vita, perché sono nato in questa grande riserva, questa fattoria dove il babbo era guardiacaccia perciò da piccolo mi ha sempre portato, tutta la vita, io ho la caccia. Ma la caccia come è fatta oggi, non sono più d’accordo, perché non è più la caccia, la caccia è ambiente, freddo, caldo, la foresta, tu inserito nell’ambiente. Invece oggi la caccia è diventata… la macchina, il fucile, non è più…, perché il babbo mi portava da piccolo a caccia, io ho imparato tante cose, tante cose della natura, un tipo d’erba, che cos’è il vento, che cos’è la natura, che cos’è… oggi c’è rimasto solo i cinghiali.

Per tornare al mio legame con Anghiari, il legarsi, per me è stato facile, anche se, quando sono arrivato, cinquant’anni fa, rispetto ai paesi vicino a Siena, qui sono più chiusi. Voi sapete che l’Italia, ma soprattutto la Toscana, è fatta di tanti campanili, tutti piccoli paesi, c’è molto campanilismo. Ma il legarsi è soggettivo, perché, secondo il carattere delle persone, io sono molto aperto, io parlo con tutti, parlo con un gatto, parlo con un cane. Perciò io subito ho fatto amicizie, ho legato con i giovani. Poi soprattutto il discorso della politica, quando sono stato sindaco, interessarsi della cosa pubblica ti porta a conoscenza, a contatto, ai bisogni che ha la gente, a risolvere quei bisogni. A me sono venute persone anche per problemi privati, volevano un consiglio…io mi ritengo fortunato.

Io mi sono trovato bene qua, si è cresciuto le figliole, hanno sposato, ho nipoti, pronipoti… Armida e Margherita, le nostre nipoti, ora ha preso questo bistrot, con Cinzia. La prima nipote, che ha trentott’anni, laureata in storia dell’arte, 110 e lode, disoccupata, si è dovuta riconvertire, lei ha fatto dei corsi a Roma, insegna danza ai bambini piccoli, ha un bel laboratorio. Un’altra nipote lavora a Parigi, parla bene le lingue, lavora in un grande albergo. Oggi anche le distanze, quella a Parigi, la sera, con il computer, ci si vede sempre, fa veder la bambina.

Io, se mi dicessero: “Torni indietro cosa vorresti fare?”, allora, vorrei studiare il greco, il latino, fare Lettere. Io ho una gran passione per la letteratura, leggo di continuo, ma mi mancano le basi, perciò vado come uno che suona ad orecchio. Se avessi studiato, mi sarebbe piaciuto molto studiare letteratura e storia, invece li faccio come hobby. Io, nell’orto, per due anni ho scritto i pensieri dell’orto, in ottava rima, li cantano anche.

Però il futuro, io sono ottimista, sono ottimista nella vita, ma il futuro non lo vedo bello, non lo vedo bello, non solo per Anghiari. Il mondo non lo vedo bello, ma c’è stato anche dei periodi, c’è queste cadute. Anche dove vedi il brutto devi cercare di trasformarlo in bello. Il senso della vita è che è l’unica possibilità che la natura ci ha dato, perciò va vissuta pienamente, con intelligenza. Arrivati alla mia età, vedo le cose, le vedi con più pace, con meno ardori, con meno lotte.

I primi anni, lo dice la scienza, i primi anni della vita sono i più importanti, ho avuto un’infanzia bellissima, io stavo libero, non ho avuto costrizioni, poi nella campagna di allora…. io non ho paura di niente.

 

Belonging in Anghiari: Franco Talozzi

Last year I interviewed Franco’s daughter, Cinzia, and his grand- daughter, Armida, who run the Talozzi restaurant in Anghiari. I was fortunate this year to have the opportunity to interview Franco, of whom people always speak very highly. As mayor of Anghiari during the ’80s, he made a major contribution to the development of the town as a cultural centre. I interviewed him on a bitterly cold day in March, in his home, located in the mediaeval part of Anghiari. Mirella, who transcribes and translates these interviews, came with me, and both Franco’s wife, Anna, and Cinzia, were there too. We were gathered in a cosy book-lined living room with a wonderful view over the Tiber valley. Cinzia had made a mantovana cake, which was served with vin santo afterwards. The interview was conducted in Italian, and kindly transcribed and translated into English by Mirella Alessio. This is an edited version.

Well! I was born in Chiusi, in the province of Siena, on the 23rd of November 1937, so I have just turned 80. I was born into a family of farm workers (contadini), and my dad was a gamekeeper in a reserve owned by a big landowner. This was one of 12 farms owned by the grand duke Leopold, who had reclaimed the marshes, from Arezzo to Chiusi, and established these farms. The farm where I was born was called Dolciano, and there were 24 families of farm workers living there. I was the only boy in the family, I had 4 sisters.

So, I was born in this milieu, and grew up in this environment till I was 16. After elementary school I studied for 3 years only, so I didn’t attend a lyceum, I don’t have a diploma, I didn’t go to University. I went to work in a hotel, in Chianciano Terme. Chianciano was a thermal town, which was very important immediately after the war – people went there, from all over the world, to treat liver diseases. So, I worked for 3 or 4 years in this hotel, first as an assistant waiter, then as a waiter. Then, in 1956 I took an exam and got a licence, and I was employed at the customhouse, the dazio, where excise taxes were paid on all the goods you bought. I didn’t like this job very much because it was very dry … anyway, I had to do it. I worked in my hometown, Chiusi, and in Castiglion del Lago, and Radicofani, and Amiata … the years of my youth – I was 20, 22, 23 years old.

At 22 I got married with that beautiful lady (smiling towards Anna), and the first daughter was born, and the second daughter. And I was transferred to Buonconvento near Siena. These were all beautiful towns, where I worked. Even if I had never studied, I was always interested in where I lived, basically from an anthropological point of view. In every town, I learned the history of that town, the origins … so, a wonderful experience.

From Buonconvento, in 1969, I was transferred by the customhouse here, to Anghiari. Next year it will be 50 years that we have lived here. What can I say? These 50 years have been the most important of my life, because, when we arrived here, I had just turned 30, the family was small, and then we stayed here permanently. Because the system changed, I went to work in Sansepolcro, in the direct tax office, a state office. But in 1983 I applied for retirement, very young – I was 45, it was possible at that time in Italy – because I loved freedom very much. I never wanted wealth, money… freedom is the greatest thing that a person can have.

Freedom, to do…well, for example, in 1980 the family set up a shop – we made pasta, we really like cooking. But I am passionate about cakes, sweets, so I started to make pastries, cakes, and we had a patisserie for 12 years. And, I love the environment very much – walking, fishing, hunting, the woods, the mushrooms. And I have always been interested in politics, in the wider sense of politics as history of humankind. Politics speaks about us: in the morning, when we get up, every action is a political action.

 So, when was I mayor? Well, as I’ve said, I’ve always had this passion for the history of a town, the politics. And, it happened that, in 1975, I was elected to the city council and became mayor. This was a hugely important experience for me, because, even if it is a small town, you come in contact with all the problems of humankind. For example, you have to provide water, and one of the problems was that there was no water in town, and so I organised new aqueducts…and gas and street lighting ….

Soon after I had become mayor, there was a big discussion in town about building new schools, about whether schools should be here in the old town or out of town in new buildings. I was opposed to this idea because if you build new buildings out of town, you occupy part of the land and you take away from nature. On the contrary, if you renovate the old, in the old historical centre, you bring the school, services … you bring life to the historical centre. Otherwise what has happened all over Italy could have happened here – the historical centres, the old houses, many towns in the south, are crumbling to pieces. So, here we started to renovate schools, establish agreements with the banks so that people could get finance to renovate their houses, and the council paid part of the interest. So, it was really a cultural process, an urban vision of the town. We have a huge heritage in Italy that needs to be preserved – cultural, but also environmental. We have ruined so much of it, but people come to Italy for the landscape, for the environment, the history, the cultural heritage. If you don’t love these things, you lose so much.

So, I was in that position from ’75 till ’92, with a break of a year and half, altogether 18 years, a long time. And I met people from the world of culture – in ’78 we founded an international cultural prize, and we had la crème de la crème of the national and international cultural world visiting Anghiari. Every month we had an event in the Council Hall and personalities like Umberto Eco, Professor Veronesi, came and spoke. (Umberto Veronesi pioneered a non-invasive approach to the treatment of breast cancer.) Umberto Eco spoke about the semiology of Piero della Francesca, and not everyone would have understood that, but we also had more popular things. A theatre company started, and the Council bought the Anghiari theatre, which was built in 1789 and privately owned. We had it restored, and now the theatre company performs all year.

Despite not having studied, I have a love of culture and learning. I have met many people who have taught me many things. Till the last day of our life, there are new things to learn. Always, always, there are things to be learned. So, curiosity is very important…it leads to knowledge, and knowledge takes you to… life. I tell youngsters to learn, to understand, to travel the world when it is possible, because this opens the mind and that is important for peace.  When I see things like egoism, stupidity, that generate rage, well they happen because there is closed-mindedness. But if you open your mind to understanding… So in my small, very small way, when I had that role, I tried to apply these ideas.

I was elected mayor as a member of the communist party, but in 1990 I broke with the party, and I was re-elected. After the war, the communist party played a big role in the struggle against fascism. And here in Tuscany there was a major issue of mezzadria, sharecropping, which meant that the landowner and the farmer took half each. There was a big battle against the landowners, who didn’t want to give the farmers their share, and the communist party had a huge role in that struggle. Throughout Tuscany, cities like Florence, have always been run by the left, in my opinion, with great results; then slowly, slowly, things fizzled out. Why? Perhaps, and this is just my opinion, perhaps because we live under the rule of consumerism, of capitalism. I lived in the times of the Soviet-Russian block that gave … perhaps wrongly, a vision, more justice. We were wrong about the Soviet Union because it caused suffering and pain. But now, we only have the laws of capitalism, and the ideals of equality are gone. Certainly, in small towns like Anghiari there is less consumerism, we still resist it, but even here I see it – the god of money, a new car, trendy clothes … . In small towns, though, we are also more protected from the economic crisis and poverty than in the cities. At our level, we are rich because there is land, perhaps granddad grows tobacco, then one has the orto (kitchen garden) ….

A month ago, I spoke to kids in an elementary school in Città di Castello, but I didn’t know what to say, because I am not used to… and then I told them what I did when I was a boy, and they were really interested… . Since I was born in the country, the closest house was 800 meters away, and in the evening, after sunset, if you went somewhere, you had to walk, so there were many fears. Now kids move by car, always by car, and they don’t know what this is like…  they don’t see the moon when it is full, full. When I was a kid, dad took me with him hunting and taught me, look, that is the Polar star, the Big and Little Dipper, Sirius, this wind has this name, this is called tramontana. This was a life that was real. Instead, unfortunately, today tutututut (tapping on his computer). This is ok, the computer is a great tool but you must have the server here (pointing to his head). I explained to the youngsters: if you want to know something about Dante, for example – The Divine Comedy, I love it – if you want to know Dante, you must know it yourself, then if you need a date or something, go and look for it. We don’t live a real life.

I’m really happy when I’m working in my orto, and I like it, not so much for the produce, but because I can live in the country, I can listen to crickets, smell the freshly cut grass, the perfumes…. When I work in the orto, I become a child again, because as a child, being a farmers’ son, all my relatives were farmers, my games, my pastimes, were in the orto, I was there, together with the men who worked it, the smell of cut hay…this is one of the reasons I’m happy there. And, I’m doing something real, because, you see, in spring, in May, you sow the seed, don’t you? You prepare the soil and then you see something to grow, you pick that fruit, it is alive, a real thing. This is the reason for my interest; otherwise everything is virtual.

Yes, yes! I still go hunting. Hunting has been part of my whole life because I grew up on this game reserve, this farm where my father was a gamekeeper, and from when I was small he took me with him, hunting. But, I don’t agree with the way it is done today. It is not hunting. Hunting is the environment, cold, hot, the woods – you’re immersed in the environment. Instead today hunting has become…the car, the shotgun. Hunting isn’t anymore…. Because dad took me hunting when I was small, I learnt so many things, many things about nature, types of herb…  what is the wind, what is nature, what is… .  Now mainly I hunt wild boars, only wild boars are left.

Coming back to my connection with Anghiari, developing a bond with this town was easy for me. Even if, when we arrived 50 years ago, it felt more closed than the towns around Siena. You know how Italy is … especially in Tuscany, there are many bell towers in small villages – there is a lot of campanilismo, as we say (‘my bell tower is better than yours’). But, developing a bond, I think, depends a lot on a person’s nature. I am very open, I talk with everyone, I talk with a cat, I talk with a dog, so I immediately made friends, I easily bonded with other young people. Then, most of all, it was because of politics, during my time at the Council: being interested in public life, means you meet people, you get in touch and learn people’s needs, and help provide for those needs. People would come to me even for private matters, if they wanted advice…  I consider myself lucky.

We have been very happy here. We brought up our daughters; I have grandchildren, great-granddaughters …. My granddaughters, Armida and Margherita, as you know, run the bistro here with Cinzia. My first granddaughter, Elisa, who is 38, graduated in art history, but couldn’t get any work, so she had to retrain. She attended some courses in Rome, and now she teaches ballet to small children, in a nice school. Another granddaughter works in Paris – she is good with languages and works in a big hotel. Despite the distance, in the evening, with the computer, we can see each other, and she shows me her daughter.

If someone were to ask me ‘What would you like to do if you could go back?’, I’d say, I’d like to study Greek, Latin, get a degree in Arts. I have a great passion for literature, I read all the time, but I don’t have the foundations, I am like one who plays by ear. If I had studied, I would have liked very much to study literature and history. Instead, they are just hobbies. For example, in the orto, for a couple of years, I wrote. I wrote the thoughts of the orto in ottava rima, a traditional Tuscan verse that is also sung.

Well, the future, I am optimistic, I am optimistic in life, but the future, not only for Anghiari, doesn’t look good. What’s happening in the world at the moment is not good, but there have been dark periods in the past…  I stay positive. Where you see evil you have to transform it into something beautiful. The meaning of life is that this life is the only possibility that nature has given us, and so it has to be lived to the full, with intelligence. At my age, I see things, you see things with more peace, with less ardour, with fewer battles.

The first years, as science tells us, the first years in life are so important, and I had a wonderful childhood – I was free, I had no constraints, and then in those times, in the country… I fear nothing.

Ann and Mirella

 

 

 

 

 

One thought on “Belonging in Anghiari: Franco Talozzi

  1. What a lovely philosophy this man has – “Curiosity is important”; “When I work in my orto I become a child again”; “Where you see evil you have to transform it into something beautiful.”
    Thank you for sharing him.

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