For the past couple of years, I have been conducting interviews with people who live in Anghiari. Some are conducted in Italian, some in English, and they are all published in both languages on this blog. While in Anghiari in spring this year, I continued this project.
Appartenenza ad Anghiari – Fiorenza Sassolini
Fiorenza e suo marito Alfonso si spostano tra le loro due abitazioni, una a Firenze e una in campagna, fuori Anghiari. Fiorenza mantiene un forte legame con Firenze, la sua città natale, mentre Alfonso, che appartiene alla famiglia Busatti, è rimasto molto attaccato ad Anghiari. Questa intervista si è svolta in italiano ed è stata poi trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio. Questa ne è la versione editata.
Io sono nata a Firenze nel 1938 e ho vissuto sempre in questa città.
Ricordi… posso averne qualcuno; quando è passato il fronte ed è arrivato a Firenze, io avevo fra i cinque e i sei anni e quindi ricordo molto bene bombardamenti, il correre ai rifugi. Quando gli alleati stavano per entrare nella città, i tedeschi fecero saltare tutti ponti meno il Ponte Vecchio. Con la mamma andavo a trovare i miei nonni, dall’altra parte della città, poi non fu più possibile…. Ho altri ricordi … stavo studiando il pianoforte che il babbo aveva acquistato (di seconda mano, uno strumento della stessa marca di quello di Chopin). Con le cannonate, i feriti che passavano, i miei chiusero a chiave questo pianoforte e ricominciai a suonare dopo molti mesi.
Ho studiato la lingua inglese nelle scuole secondarie e poi ho continuato a studiare al British Institute, fino all’età di vent’anni, andavo la sera, dopo il turno di lavoro, due volte la settimana. Fu mio padre a consigliarmi di studiare questa lingua perché per diversi anni aveva lavorato per un signore inglese.
Dopo quello che allora si chiamava ginnasio non ho proseguito, non me la sono sentita di affrontare il liceo classico e mio padre mi ha portato con sé a lavorare nella sua ditta di tessuti dove ho lavorato tra i 16 e i 18 anni, continuando però a studiare l’inglese. A nemmeno diciannove anni per essere meno di peso alla famiglia, mi sono impiegata presso l’azienda statale dei telefoni. In seguito ci fu la possibilità di accedere alle linee internazionali, dopo un esame che, paradossalmente per me, non era in inglese, ma in francese che ho imparato, si fa per dire, con un corso accelerato organizzato dall’azienda. Chiarisco: era il francese la lingua ufficiale per le comunicazioni in Europa fino alla metà degli anni ’70, da Lisbona a Mosca, compresa Londra!
A questo corso di francese ho conosciuto Alfonso, mio marito, che anche lui si era impiegato nella stessa azienda nel 1962. Originario di Anghiari, frequentava la facoltà di lettere a Firenze, poi per la morte improvvisa di suo padre dovette interrompere gli studi e trovarsi un lavoro. Abbiamo familiarizzato, ci siamo fidanzati e nel ’64 ci siamo sposati, io avevo ventisei anni, lui un anno più di me. Sono arrivata ad Anghiari, la prima volta per conoscere la sua famiglia, lui ha una grande famiglia, è il più grande di otto tra fratelli e sorelle, tutti ancora vivi. Mi hanno accolto molto cordialmente e subito con affetto. Temevo un po’ le sorelle, ancora ragazzine, avendo perso il loro babbo da poco, vedere il fratello più grande formarsi una famiglia per conto suo… invece siamo andati subito d’accordo e tuttora dopo tanti anni non c’è stato uno screzio tra di noi.
Sposati ci siamo stanziati a Firenze dov’era il nostro lavoro nell’azienda di telefoni. Alfonso non è il classico marito pigro, mi ha sempre aiutato, specie da quando abbiamo avuto le due bambine, si è dato da fare in casa, cucinando, andando a fare la spesa. Cercavamo di fare turni contrari: ci dovevamo arrangiare perché mia suocera stava ad Anghiari e mia madre era occupata ad accudire mio padre molto malato. Raggiunti i 26 anni di servizio sono potuta andare in pensione, noi siamo stati molto fortunati, un periodo d’oro, gli anni ’60, ’70 sono stati gli anni migliori, i nostri figli non potranno avere quello che si è avuto noi. Questo è stato un lavoro che ci ha consentito di avere un buono stipendio.
Alfonso desiderava possedere qualcosa ad Anghiari, ovviamente lui è sempre rimasto molto attaccato a questo paese, dove c’è la sua famiglia. Nel ’73, quarantasei anni fa, abbiamo acquistato una casa in campagna oltre il santuario del Carmine. Venivamo qui per Natale, Pasqua e poi, quando mio marito è venuto in pensione, nel ’94 tutte le estati le abbiamo passate qui. Ora Elisa, una delle figlie, con il marito Daniele, è venuta a vivere in questa casa di campagna abbastanza spaziosa, mentre l’altra femmina, sposata con due figli maschi, abita vicino Firenze.
Devo essere sincera, è sempre esistito un certo conflitto tra me e mio marito perché Alfonso non sopporta la città, io mi rammarico di questo, Firenze offre molto: mostre, musei, manifestazioni, cinema, teatri, lui non è capace di cogliere il ‘meglio della città’, si sente bene solo ad Anghiari. Comunque, Firenze è diventata più difficile da vivere: c’è un turismo di massa incontenibile, i negozi sono tutti in funzione degli stranieri, io non riconosco i miei negozi. Ci sono o negozi degli stilisti come Armani o Gucci, inavvicinabili da noi comuni mortali o roba cinese. Non voglio per questo sembrare xenofoba, il turismo per noi fiorentini è una grande risorsa!
Vengo volentieri ad Anghiari, ma sono più contenta di vivere in campagna; il paese, mi sta stretto, io sorrido, saluto tutti, però dopo un po’ mi stanca ….
C’è tanta differenza fra la città e il paese. Qui la gente non ha fretta come in città, troppo gossip, non ho niente da nascondere, ma preferisco il silenzio della campagna.
La città ti forma, ti rende indipendente, non conosci nessuno, ti devi arrangiare, ti fai le tue amicizie, devi coltivare l’amicizia, in paese non c’è bisogno, vai in piazza e un amico lo trovi, sei amico di tutti, ma puoi essere amico di nessuno.
A mio marito piace vivere qui, in campagna. La nostra terra è poca, ma abbastanza per sentirsi immersi nella natura. Abbiamo diversi olivi, un orto e alcune galline. Alfonso gestisce questo piccolo podere, ciò comunque assorbe molto del suo tempo.
Anghiari sta diventando un paese di vecchi, i giovani si possono muovere, fanno la spesa dove lavorano… è un peccato. Il centro storico è cambiato molto, prima c’erano tantissime botteghe artigiane, la piazzetta era piena, il fabbro, il restauratore di mobili antichi, una pittrice, un vasaio… diversi. Ora il paese è animato solo quando c’è la mostra dell’Antiquariato.
Nel dopoguerra ci sono stati grandi cambiamenti nelle campagne qui intorno come nel resto dell’Italia. Nel periodo fino agli anni ’70, con la fine del sistema latifondista, le campagne si sono spopolate, sono andati a lavorare nelle fabbriche e quelli che sono rimasti sono diventati proprietari. Purtroppo, molti campi sono coltivati a tabacco, la Val Tiberina è la maggiore produttrice di questa pianta in Italia che ahimè comporta l’uso massiccio di anticrittogamici e ciò è un grande problema per i contadini rimasti.
Queste sono le considerazioni che ho provato a esprimere su Anghiari e questo mio dualismo città/paese. Voglio comunque concludere con il dire che tra me e mio marito abbiamo trovato un’intesa circa la permanenza nelle due diverse residenze.
Belonging in Anghiari – Fiorenza Sassolini
Fiorenza and her husband, Alfonso, move between their two homes, one in Florence, the other in the country outside Anghiari. Fiorenza maintains a strong attachment to Florence, her hometown, while Alfonso, who belongs to the Busatti family, has strong connections with Anghiari. This interview was conducted in Italian, and transcribed and translated into English by Mirella Alessio. This is an edited version.
I was born in Florence in 1938 and I have always lived in this town.
I only have a few memories of the war, because, when the front reached Florence, I was 5, 6. I remember the bombings very well, running to the refuges. With the arrival of the allied troops, the Germans blew up all the bridges, with the exception of the Ponte Vecchio. I used to go to visit my grandparents on the other side of the town, but at that point I couldn’t do it anymore. … I have other memories … I was studying piano and my father bought me a second-hand piano, the same brand Chopin had, but he locked it because of the bombs and the injured down in the streets, and only gave the key back to me many months later.
I studied English at high school and then I continued to study it at the British Institute, till I was 20. I went twice a week, in the evenings, because I was already working. My father had advised me to study English because he worked for many years for an English businessman.
I went to school till the ginnasio [2 years of the liceo classico], but after that I didn’t feel like facing the liceo classico, and my father took me to work with him, in his textile company. I worked there from when I was 16 to 18 years old. I wasn’t even 19 when, in order to be less dependent on my family, I went to work for Italian Telecom. In that company, there was the possibility of working in the international service, after an internal exam. Paradoxically for me, the exam wasn’t in English but in French, and so I did a quick course organized by the company to learn French. I must clarify that in Europe French was the official language till the mid ’70s, from Lisbon to Moscow, London included!
It was at that French course that I met Alfonso, my husband. He started in the company in 1962, while. He originally came from Anghiari and was studying at the University in Florence when his father died suddenly, and he had to interrupt his studying and find a job. We became acquainted, then we got engaged, and, in ’64, we married – I was 26, he is one year older. I came here, to Anghiari, for the first time, to meet the family. He had a big family – he was the eldest of 8, who are all still alive. They welcomed me very warmly and with immediate affection. I was a bit worried that they wouldn’t like their older brother to form a family so soon after the death of their father, but we immediately got along very well together and still now, after many years, we have never had a disagreement.
We established ourselves in Florence because our jobs were there, in the phone company. Alfonso always helped me when we were both working, cooking and shopping – he is not the classic husband who doesn’t do anything. My mother-in-law lived in Anghiari, and my mother was busy with my father who was very ill – she took this weight off my brother’s and my shoulders. We had 2 girls, we worked on different shifts, and we had a woman helping with ironing and things like that. I retired before him, because at that time in Italy you could retire after 26 years’ service [which, for women, included a certain number of years for each child] – we were really lucky, a golden age, the ’60s,’70s, the best years; our children will not be able to have what we had. That job allowed us to have a good salary.
Alfonso wanted a place in Anghiari – he obviously remained very attached to this village, where his family lived. In ’73, 46 years ago, we bought a house in the country, past the Santuario del Carmine. We would come here for Christmas, Easter holidays, and then, after he retired in ’94, we spent all our summers here. Now one of our daughters, Elisa, and her husband, Daniele, have come to live with us; our other daughter and her family live near Florence.
To be honest, there has always been tension between us, because Alfonso hates cities. I am sad because Florence offers so much – exhibitions, museums, cinemas, theatres, events, but he isn’t able to enjoy ‘the best of the city’. It’s only here, in Anghiari, that he feels happy. However, the centre of Florence has become a difficult place to live. I don’t want to seem xenophobic, since tourism for us Florentines is a great resource. Now all the shops are for tourists, I don’t recognize my old ones; they are either very expensive designer brands like Armani or Gucci that us normal people can’t afford or Chinese stuff.
I am happy to come to Anghiari, but I am happy that we live out in the countryside rather than in town which I find rather oppressive. I smile and greet everybody, but after a while I get tired… .
There is a big difference between living in a city and in a village. Here, people are not in a hurry as they are in a city, but there is too much gossip – I don’t have anything to hide, but I prefer the silence of the countryside.
The city builds you, it makes you independent, you don’t know anyone, you have to make do with what you have, build your own friendships – you must work on a friendship. In a small town you don’t need that, you go to the piazza and you find a friend, everybody, and nobody, is a friend.
My husband likes living here, in the countryside. Our plot is small, but it’s enough to feel immersed in nature. We have lots of olive trees, a vegetable patch and a few hens. Alfonso works there and it occupies much of his time.
Anghiari is becoming a town of old people – the young ones can travel, they go shopping where they work… it is a pity. The old centre has changed a lot – there was a time when there were many artisans’ workshops, the little square was full of them – blacksmiths, restorers, a lady painter, a potter… many. The town was lively, now it comes alive only when there is the annual artisans’ fair.
In the post war period, there were big changes in the countryside around here, as there were throughout Italy. In the period up to the ’70s, as the latifundium was coming to an end, the countryside became depopulated, people went to work in factories. The ones who stayed became owners. Unfortunately, there are many tobacco fields; the Val Tiberina is the biggest producer area in Italy of this plant that requires a massive amount of toxic pesticide which is a big problem for the farmers.
I’ve tried to express my thoughts about Anghiari and my feelings about the contrast between city and village life. I would like to conclude by saying that my husband and I have found an agreement about living in our two residences.
Ann and Mirella