In spring this year, I returned to Anghiari for the first time since Covid. While I was there, I interviewed several people on life in Anghiari during that period. These interviews will be published in both languages.
Vita ad Anghiari durante il Covid – Lorenzo Sbragi
Quest’anno, in primavera, sono ritornata ad Anghiari per la prima volta dopo il Covid. Mentre ero là ho intervistato parecchie persone su come è stata la vita nel borgo in quel periodo.
Questa è l’intervista con Lorenzo Sbragi che avevo già intervistato nel 2018 (Appartenenza ad Anghiari: Lorenzo Sbragi). La famiglia di Lorenzo ha un negozio di alimentari ad Anghiari, ‘Il Pizzicagnolo’. Ho parlato con Lorenzo e sua mamma Milva nella cantina accanto al negozio che è sempre pieno di gente. L‘intervista si è svolta in italiano ed è poi stata trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio. Questa è una versione editata.
Allora, noi abbiamo sempre, sempre tenuto aperto perché abbiamo questa attività di prima necessità, quindi siamo sempre rimasti aperti. La vita era cambiata, totalmente, totalmente, nel senso che non c’era gente in giro, per niente, sempre tutto molto triste, solitario, non c’era socialità. Lavoravamo solo con gente che veniva a comprare la merce per portarla a casa. Per due mesi all’incirca tutto era molto, molto ristretto che sono stati molto duri, a livello lavorativo e a livello umano. Noi non ci possiamo lamentare perché ci sono attività che hanno sempre tenuto chiuso. A livello lavorativo, economico per noi non è stato una cosa drammatica, però a livello umano è stato molto drammatico.
Noi abituati al pubblico, alla gente, a parlare, a interagire con la gente ci sentivamo molto più tristi. Anche a venire a lavorare è una cosa per noi bella, perché interagiamo, parliamo del più e del meno, non solo del lavoro, ci sentivamo molto più tristi. Il cliente arrivava da noi, prendeva la merce, grazie, arrivederci e andava via. Non c’era conversazione, assolutamente, la gente giustamente aveva paura.
C’erano le regole: nel nostro negozio ne poteva entrare 3 e stare distanti 2-3 metri circa, e avevamo tutta la gente fuori ad aspettare, abbiamo due porte con l’entrata da una parte e l’uscita dall’altra. Era completamente, totalmente diverso. È stato un cambiamento tragico e umanamente, lì per lì, ha fatto molto male. Poi dopo comunque arrivando l’estate, portavamo sempre le mascherine però erano molto più allentate le regole, fortunatamente entrava più gente, si fermava un po’ di più.
Però ecco questi 2 mesi dai primi di marzo a maggio è stata molto dura. Dovevamo assolutamente portare mascherine e guanti, fare assolutamente rispettare le regole, c’erano controlli dei carabinieri giustamente, nelle strade e nei negozi. Quando i clienti non indossavano la mascherina non potevamo lasciarli entrare, molto difficile per noi, anche gli amici non potevamo lasciarli entrare, la responsabilità comunque era per parte anche nostra. Si interagiva in quel minuto di lavoro, si cercava di interagire con le persone il più possibile, ma non riuscivamo proprio per un discorso di gente che aspettava fuori e quindi non potevamo perdere tempo a parlare. C’era molta, molta paura.
La situazione ad Anghiari non è stata così grave perché la densità di popolazione è molto minore di quella delle città. Abbiamo magari spazi liberi dove possiamo andare senza incontrare gente. Per quanto riguarda il negozio, noi non avevamo grossi problemi con i mezzi di trasporto, ma con la quantità di roba che ordinavamo. Mancava la farina, olio, i disinfettanti, si poteva comprare due bottiglie, dopo 10 minuti era finito! Impossibile trovare il lievito per la pizza, la gente voleva fare la pizza in casa. Il forno era aperto, anche il macello e l’edicola.
La vita nelle strade, nelle piazze? Non c’era, tutto vuoto, silenzio dalla mattina alla sera, brutto, bruttissimo; la sera dopo cena uno apriva la finestra, silenzio, vuoto. Di solito il silenzio è una bella cosa, ma no, non era bello, no, no non bello per niente, un silenzio molto brutto.
Noi ci riteniamo fortunati anche se l’hanno avuto tutti il Covid, io no. È stato molto strano però. Io non ho visto i miei nipoti per due mesi. Fortunatamente lavoro con la mia famiglia così ho visto mio babbo, mia mamma, i miei amici non hanno visto la famiglia per 3-4 mesi. Mia sorella doveva stare a casa coi figli, perché l’asilo era chiuso così non poteva venire al lavoro. Non potevamo spostarci in un’altra regione, in Umbria per esempio anche se è a 10 minuti. La mia compagna abitava con me, lei aveva i permessi per andare a lavorare a Città di Castello, fa un lavoro, assicuratrice, continuava a lavorare normalmente.
Adesso sembra finito, tutto, dai! speriamo.
Ann e Mirella
Life in Anghiari during Covid – Lorenzo Sbragi
In spring this year, I returned to Anghiari for the first time since Covid. While I was there, I interviewed several people on life in Anghiari during that period.
Here is an interview with Lorenzo Sbragi, who I previously interviewed in 2018 (Belonging in Anghiari: Lorenzo Sbragi). Lorenzo’s family run Il Pizzicagnolo (the grocer’s), in Anghiari. I interviewed Lorenzo and his mother, Milva, in the cantina, adjacent to the main shop which was buzzing with life. The interview was conducted in Italian, and kindly transcribed and translated into English by Mirella Alessio. This is an edited version.
We kept the shop open throughout the whole period because it was classified as an essential activity. Life changed, totally, totally. There was no one around, everything was very sad, solitary, there were no social interactions. We worked with people who came to buy the merchandise to take back home. For more or less 2 months, everything was very, very restricted, those were very, very tough months, on a work and human level. We can’t complain because other businesses closed for the whole period. On a work/financial level, for us, it wasn’t a dramatic situation, but on a human level it was very dramatic.
We are used to having contact with the public, with people, we talk, interact with people. We felt very sad. Coming to work for us is a (bella) beautiful thing because we interact, we chat not only about work … we felt so sad. Clients arrived, took the merchandise, grazie, arrivederci and left. There were no conversations, absolutely, people were fearful, quite rightly.
There were rules, only 3 people could be inside our shop, at a distance of 2-3 metres; we had a crowd waiting outside, they entered through one door and used the other to exit. It was totally, totally different. A tragic change on a human level that immediately hurt people. Then, when summer arrived, although we still kept the masks on, the rules were relaxed a bit, and more people entered in the shop, they stayed longer.
Well, those 2 months from the beginning of March till May – it was very tough. We had to wear masks and gloves, make people respect the rules, there were checks from Carabinieri, inside and in the streets, quite rightly. When clients didn’t wear a mask, we couldn’t let them in, which, for us was very difficult; even a friend, we couldn’t let them inside, it was our responsibility, very difficult. We tried as much as possible to interact with people in that minute they were inside, but we couldn’t really do much because of all those waiting outside, we couldn’t waste too much time chatting. There was a lot of fear.
In Anghiari, the situation wasn’t too bad because the population density is smaller than in cities. And, we have open spaces where we can go out without meeting anyone. With regards to the shop, we didn’t have big problems with transport, but with the quantities. There was a shortage of flour, oil, and, you could only buy 2 bottles of disinfectants – in 10 minutes it was gone! Impossible to find yeast for pizza, everybody wanted to make pizza at home. The baker, the butcher, the newsagent were open.
Life in the streets, piazzas? There wasn’t any life, all empty, silence from morning till evening, brutto bruttissimo; in the evenings, after dinner, you opened the window, silence, emptiness. Normally silence is a beautiful thing, but no, it wasn’t beautiful (bello), not beautiful at all, a very horrible silence, molto, molto brutto.
We consider ourselves lucky, even though all of us, except me, got Covid. It was very strange, though. I didn’t see my nephews and my brother-in law for 2 months. Luckily, I work with my family, so I saw mum and dad – some of my friends didn’t see their family for 3-4 months. My sister had to stay at home with her kids because schools were closed, so she didn’t come to work. We couldn’t travel to another region, to Umbria for example, even if it is 10 minutes away. My partner lives with me, and she had an authorisation to go to Città di Castello to work because she works for an insurance company, so she continued normally.
Now it seems finished, everything, dai! (come on!), let’s hope.
Ann and Mirella