In spring this year, I returned to Anghiari for the first time since Covid. While I was there, I interviewed several people on life in Anghiari during that period. These interviews will be published in both languages.
Vita ad Anghiari durante il Covid – Milva Marzi
Quest’anno, in primavera, sono ritornata ad Anghiari per la prima volta dopo il Covid. Mentre ero là ho intervistato parecchie persone su come è stata la vita nel borgo in quel periodo.
Questa è l’intervista con Milva Marzi che avevo già intervistato nel 2018. (Appartenenza ad Anghiari: Milva Marzi). Ad Anghiari Milva gestisce con la famiglia un negozio di alimentari, ‘Il Pizzicagnolo’. Ho parlato con lei e suo figlio, Lorenzo, nella cantina accanto al negozio che è sempre pieno di gente. L‘intervista si è svolta in italiano ed è poi stata trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio. Questa è una versione editata.
Allora, durante il periodo del Covid, del lockdown tutto era più triste… non si poteva uscire di casa o solamente da casa venire qui. Il sorriso non mancava mai ai nostri clienti. Alcuni erano più tristi ma con un sorriso si tiravano su, era bello che potevamo tirare su un cliente triste. Facevamo due parole, anche con persone che non conoscevamo, che venivano nel nostro negozio perché non si poteva andare più lontano, al supermercato.
Le conversazioni erano brevi, anche perché con la mascherina rimaneva difficile fare tanta conversazione. Si parlava con gli occhi, questi occhi sorridenti, tu vedi l’occhio con la mascherina, si deve ridere con gli occhi. Quando entra una persona la vedevi molto impaurita di prendere il Covid, di contagiarlo, la distanza tra una persona e l’altra, però noi l’accoglievamo con un sorriso. Di conseguenza vedevamo anche il nostro cliente sorridere, lo vedevamo dagli occhi sorridere. C’era sempre la paura nonostante la mascherina, ma cercavamo di rassicurarli, almeno mentre erano dentro al nostro negozio.
La chiesa? Per un periodo è stata chiusa, poi dopo piano piano l’hanno aperta, però le banche erano occupate una sì e una no, tutti con la mascherina. È stato più difficile per la messa, non potevamo più darci la mano, scambiarci il segno della pace, il momento bello, quello non lo potevamo fare più, ora sì. La comunione la prendevamo da noi.
Io l’ho avuto il Covid, grazie a dio non è stato grave. Per 18 giorni sono stata a casa. Lorenzo e una commessa hanno fatto tutto, poi anche lei l’ha preso, Lorenzo è rimasto solo, doveva fare tutto da sé. È stata dura per noi, nonostante avessimo fatto il vaccino. Secondo me i vaccini vanno fatti, su tanta gente ha fatto un effetto indesiderato, ma sono più le guarigioni in proporzione.
Speriamo che non riparta magari con qualche altro virus. Adesso è tutto ritornato normale, abbiamo ripreso a fare tutte le feste del paese, la gente viaggia tutta senza mascherine, per adesso è tutto a posto. Incrociamo le dita che non si ripresenti.
Ann e Mirella
Life in Anghiari during Covid – Milva Marzi
In spring this year, I returned to Anghiari for the first time since Covid. While I was there, I interviewed several people on life in Anghiari during that period.
Here is an interview with Milva Marzi, who I previously interviewed in 2018 (Belonging in Anghiari: Milva Marzi). With her family, Milva runs Il Pizzicagnolo (the grocer’s), in Anghiari. I interviewed Milva and her son, Lorenzo, in the cantina, adjacent to the main shop which was buzzing with life. The interview was conducted in Italian, and kindly transcribed and translated into English by Mirella Alessio. This is an edited version.
During Covid lockdown everything was sadder … it was forbidden to go out of the house, we could just come here to our shop. We always had a smile for our clients. Some were very depressed, but with one of our smiles they cheered up – it was bello (good) that we could lift their spirits in the midst of all that sadness. We exchanged a few words, even with people we didn’t know, people who came to our shop because it was impossible to travel long distances to go to a supermarket.
Conversations were short, and with the mask it was difficult to talk. We spoke with our eyes, our smiling eyes, the only visible part of our faces above the mask, we had to smile with our eyes. We could see people entering the shop with a fearful expression – they were scared of catching Covid, of passing it on, concerned about maintaining the correct distance, but we welcomed them with a smile. They smiled back, we could see their smiling eyes. There was always fear despite the masks, but we tried to reassure them, at least while they were inside our shop.
The church? For a time, it was closed, then it reopened, every other pew was occupied, parishioners had to wear masks. It was difficult during mass – we couldn’t shake hands when exchanging the sign of peace, a beautiful moment, we couldn’t do it. Now it is allowed again. We took communion with our own hands.
I had Covid, not in a severe form, thank God. I was at home sick for 18 days. Lorenzo did everything with our shop assistant, then she also got it, and Lorenzo was alone, he had to do everything by himself. It was tough for us, even if we were vaccinated. I believe vaccinations must be done; even if some had side effects, proportionally, the benefits were greater.
I hope it doesn’t start again, perhaps with another virus. Now everything is fine. Everything has gone back to normal, we are again organizing our traditional festivals and events, almost nobody wears a mask, for now all is ok. Fingers crossed it doesn’t come back.
Ann and Mirella