Belonging in Anghiari – Sara Moretti

Appartenenza ad Anghiari – Sara Moretti

Sara collabora da moltissimo tempo con la LUA, la Libera Università dell’Autobiografia, e ha ricoperto un notevole ruolo in progetti di grande successo con le scuole. L’ho intervistata a Palazzo Testi, la nuova sede dell’università nel centro storico. L’intervista si è svolta in italiano, è stata trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio. Questa è una versione editata.

Sono nata ad Anghiari 50 anni fa, hanno chiuso la maternità qualche mese dopo, sono cresciuta e andata a scuola qui fino alle medie, e poi a Città di Castello, ho frequentato il liceo classico, perché ad Anghiari esisteva solo l’Istituto d’Arte e quindi quasi tutti noi ci spostavamo a San Sepolcro, Città di Castello o Arezzo. Abito al Campo della Fiera da 36 anni.

Fino a 14 anni ho abitato per la Via Nova, era una casa molto piccola ma vedevo tutta la vallata, la Val Tiberina. Ero figlia unica. Mia mamma è morta quando avevo 22 anni, mio padre si è risposato e quindi adesso ho un fratello di 20 anni e una sorella di 11. Da piccola avevo dei cugini con cui passavo molto tempo, abitavano vicino al centro storico. Gran parte della mia famiglia abita qua, una parte degli zii era a Firenze.

Il mio legame con questo posto è molto profondo… la mia famiglia paterna è sempre vissuta qui, con anche delle diversità perché io sono cresciuta in una famiglia cristiana evangelica. Direi che tutti accettano la comunità che ha 126 anni di vita, e adesso siamo una ventina più o meno … credo che il paese e le persone di Anghiari siano aperte alla diversità.

Ho fatto l’università ad Arezzo, ho studiato Scienze dell’Educazione, pedagogia, sociologia, psicologia e quando ho finito gli studi ho iniziato a interessarmi molto della narrazione e di come può essere utilizzata nell’educazione. In quel momento ad Anghiari stava nascendo la LUA. Scegliendo di non andar via da questo posto che amavo mi sono avvicinata a loro per studiare il metodo autobiografico, iniziando a collaborare con progetti che riguardavano i bambini all’interno della scuola.

Allo stesso tempo ho cominciato a lavorare come educatrice e operatrice sociale con ‘Educativa di strada’, in collaborazione con il servizio per le tossico-dipendenze della ASL di San Sepolcro. Si trattava di stimolare i giovani a responsabilizzarsi e vivere i propri luoghi di divertimento in modo sicuro.

E poi insieme ad altri che erano anche diventati amici abbiamo creato una cooperativa, una realtà privata convenzionata con il Comune e altri enti pubblici. Piano piano alcune cose nella cooperativa sono cambiate, io ho avuto sempre più ruoli di responsabilità. Ero partita con il coordinamento pedagogico e di supervisione a tutte le attività. A me piace il lavoro educativo, la relazione educativa con l’altra persona ma quando sei responsabile non sempre fai un lavoro educativo. Ho lasciato la cooperativa e sono 8 anni che sono a scuola, avevo anche lavorato nella scuola superiore con ragazzi con disabilità, quest’anno sono ad Arezzo.

Ho cominciato a lavorare con la LUA come volontaria nel 2000 con un progetto con gli insegnanti delle scuole elementari e medie di Anghiari. I nonni dovevano scrivere delle lettere, che poi hanno spedito a scuola ai nipoti, in cui raccontavano dei giochi e delle tradizioni. I nonni sono venuti a scuola hanno letto le lettere. (A quell’epoca c’era ancora anche la scuola a Tavernelle). Abbiamo fatto un pomeriggio di giochi con i bambini e le bambine e i nonni che hanno ricostruito i giochi di una volta. C’è un libro di quel progetto che si intitola ‘Quando avevo la tua età’.

Ci sono tanti punti di valore educativo in questi progetti: la relazione affettiva, l’emozione dei nonni di essere di nuovo all’interno della scuola, la valorizzazione del racconto di ognuno come unico, la storia viva, raccontata, non come si legge sul libro. C’erano bambini dal Kosovo, i bambini italiani che avevano nonni ‘in più’ li prestavano a quelli che non ne avevano. Imparavano il valore della cooperazione. Cooperare, donare, mettere in comune i propri ricordi. C’era un valore legato alla comunità. Per esempio una nonna mi ha detto: ‘non esco mai di casa però per fare questo vengo, incontro le persone che non vedevo da tanto tempo’. In un negozio ho sentito: ‘c’è la signorina che ci fa raccontare la vita’.

Da sette anni lavoriamo solo con i bambini: ‘Nati per scrivere’ lo facciamo in collaborazione con la biblioteca. Circondati dai libri i bambini scrivono i propri ricordi, ogni classe su un tema diverso. La collaborazione tra LUA e le scuole continua, ma collaboriamo anche con il Teatro, la Filarmonica, la biblioteca, e altre realtà di questo territorio.

‘Anghiari, un borgo che parla’ è un nuovo progetto che mira a creare una biblioteca delle letterature dei luoghi. Nasce dal concorso che facciamo da 3 anni ‘Albero delle ciliegie’, si mandano testi autobiografici legati ai borghi, ai quartieri di affezione, con cui hanno un legame affettivo profondo. Vogliamo creare dentro Anghiari dei punti dove, con un QR code, si potrà ascoltare ricordi personali rispetto ai luoghi. L’idea è di far diventare voce le scritture. I partecipanti sono tutti abitanti, non sono un gran numero, 8-10 persone, di generazioni diverse tra i 30 e i 70 anni, ma pensiamo di fare delle interviste a qualcuno un po’ più anziano.

Questo progetto potrebbe incoraggiare lo sviluppo del senso di comunità, lo stiamo già vedendo: chi sta partecipando, magari non si conoscono in modo approfondito, ognuno racconta in modo diverso, stanno emergendo ricordi comuni e individuali, particolari storici, si incrementano le conoscenze rispetto ai luoghi in cui si vive. Il dialogo genera il senso di appartenenza, di comunità.

Chi viene ascolta il ricordo, poi può scrivere qualcosa di suo e sul futuro sito web ci sarà un dialogo con chi visita. Si è parlato molto di un turismo di qualità, rimanere, ritornare. Questo progetto potrebbe dare un contributo. Quelli che fanno i corsi alla LUA arrivano da tutta Italia, dalla Svizzera, Spagna… Per loro, il legame tra LUA e Anghiari è indissolubile. Lo scorso anno abbiamo chiesto di scrivere perché erano soci della LUA e ci sono arrivate poesie d’amore per Anghiari e i suoi abitanti.

Per il futuro… il centro storico vuoto è un po’ un dispiacere… sarebbe bello che ci fosse, a livello alto governativo, un aiuto per chi vuole vivere nel centro, come una comunità. Sarebbe molto più importante una soluzione che valorizzasse un artigianato di qualità, tenendo il passo con i tempi, non nostalgico. Ci sono artigiani che fanno cose bellissime ad Anghiari: credo sia una ricchezza in questo paese che va valorizzata.

Non so, qualche volta mi sono chiesta se potrei abitare da un’altra parte. Ci sono delle volte, venendo da Sansepolcro, passo da dietro per fare prima, altre volte faccio la strada più lunga per guardare Anghiari: è una metafora, mura che si aprono su una valle che è chiusa dalle montagne, si scende poi si risale, ci si sente protetti, ma con la necessità di andare all’esterno.

Belonging in Anghiari – Sara Moretti

Sara is a longstanding member of LUA, the Free University of Autobiography, and has played a major role in highly successful projects with schools. I interviewed her in Palazzo Testi, the new location of the university in the old centre. The interview was conducted in Italian, and transcribed and translated into English by Mirella Alessio. This is an edited version.

I was born 50 years ago in Anghiari (the maternity ward here closed a few months later), and I grew up and went to primary school here. Then I went to a grammar school in Città di Castello – the only high school in Anghiari was the Istituto d’arte, so we all commuted to Sansepolcro, Città di Castello or Arezzo.

Until I was 14 I lived in Via Nova – it was a very small house, but I could see the whole valley, the Tiberina valley. I was an only child; my mother died when I was 22; my father remarried and now I have a brother, 20, and a sister, 11 years old. When I was a child, I spent a lot of time with my cousins who lived near the old centre. A big part of my family lives here, some uncles are in Florence. I have been living in Campo della Fiera for 36 years.

I have a very deep bond to this place … my family from my father’s side has always lived here. But there has also been an experience of diversity … I grew up in an evangelical family. I would say that everybody accepts the community which is 126 years old (and there are now about 20 of us) … I think that people in Anghiari are open to difference.

I went to university in Arezzo, majoring in Science of Education, studying pedagogy, sociology and psychology. After graduating I became very interested in storytelling and how it can be utilized in education. At that time, LUA was founded in Anghiari. I didn’t want to leave this place that I love, so I approached them about learning the autobiographical method and running classes, and I started collaborating on projects involving school children.

At the same time, I started working as an educator and social worker with Educativa di Strada, in connection with a youth service for drug dependency and prevention located in Sansepolcro. This was about stimulating young people to take responsibility, inhabit their places of entertainment in a safe way.

Through that work, a group of us became good friends and set up a cooperative – a private organization with funding from the municipality and other public organisations. Slowly, slowly things in the cooperative started to change, and I had more managerial roles. I started coordinating the education of children, supervising all activities. I like teaching, the educational relationship with another person but, when you are at the top, that aspect is more limited. I left the cooperative and now I have been teaching for 8 years, including, for a while, with disabled students in a high school. I’m currently working in Arezzo.

I started working on a voluntary basis with LUA in 2000 on a project with primary school teachers which involved grandparents writing letters to their grandchildren, recounting games from their childhood. They sent the letters to the schools, and then they came and read them. (At that time, there was also still a school in Tavernelle.) We organized an afternoon during which grandparents recreated their childhood games and the children played with them. There is a book from that project called Quando avevo la tua età [When I was your age].

There are many educational values to the projects involving school children and their grandparents: the affective relationship with grandparents, experiencing the emotions of grandparents finding themselves back again inside a school; the appreciation of all storytelling as unique, alive, not only something read in a book. There were children from Kosovo who didn’t have grandparents and the Italian children who had ‘too many’ grandparents lent them out to those children. So, they were learning the value of cooperation. Cooperate, donate, share memories. The project was also valuable for the community. For example, one grandmother said that she never left her house, but she came specially for this and was happy meeting people she hadn’t seen in a long time. People in the town talked about it – in a shop someone described me as ‘the Signorina who helps us tell our life stories’.

For 7 years, we have been working in collaboration with the library on a project for primary school children called ‘Born to write’. Surrounded by books, the children write their memories on different themes. The collaboration between LUA and the schools continues, but we also collaborate with the theatre, the philharmonic society, the library and other organisations in the territory.

‘Anghiari un borgo che parla’ is a new project aimed at creating a library of writings about places. It is an extension of the ‘Cherry tree’ competition we have been running for the past 3 years, for which people wrote about places with which they have a deep bond. We want to identify spaces where, via a QR code, you can listen to personal memories linked to those places. The idea is to transform writings into voices. The participants are all residents, not a big number, 8-10, of different generations, 30-70 years old. We are also thinking of interviewing people who are a bit older.

We are hoping that this project will develop a sense of community, and we are already seeing this: people participating might not know each other in a deep way, but, through each recounting their particular story, shared memories are resurfacing. Historical details are emerging, giving people a greater knowledge about the place they live in. The dialogue is generating a sense of belonging to a community.

On the website that comes out of this, visitors will be able to write a comment – it will be a dialogue with visitors. There is a lot of talk about quality tourism, keeping visitors longer and encouraging them to return. So, this project could contribute to that. With regard to visitors, people who do courses at LUA come from all over Italy, Switzerland, Spain …. For them, there is an indissoluble bond between LUA and Anghiari. Last year we asked people to tell us why they were LUA members, and what we received were love poems to Anghiari and its residents.

In terms of the future, it is disappointing to see the historical centre empty … it would be nice if there was some government assistance to help people to live there, as a community. Supporting quality artisans is very important but this shouldn’t be a matter of nostalgia … things change with the times. There are artisans doing wonderful things in Anghiari – there is a cultural richness in this village that needs to be preserved.

Sometimes I ask myself if I could live somewhere else. Sometimes coming home I drive a long way round so I can come along the road that looks towards the town. It is a metaphor: city walls opening over a valley surrounded by mountains. You start from a lower level and then climb up, feeling protected but with the need to go outside.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *