Category Archives: Time and Space

Belonging in Anghiari: Filippo Borgogni

In 2017, I began conducting interviews with people who live in Anghiari. Some were conducted in Italian, some in English, and they were all published in both languages on this blog. While in Anghiari in spring this year, I continued this project. These interviews are also being published in both languages.

Appartenenza ad Anghiari: Filippo Borgogni

Filippo lavora con la famiglia nell’agriturismo/ristorante “Mafuccio”, sulle colline vicino ad Anghiari. Mafuccio faceva parte della cooperativa agricola Montemercole, una comunità basata su principi religiosi ed etici di rispetto per gli animali e l’ambiente, ma la famiglia Borgogni sta per diventare indipendente. Ho intervistato Filippo in una bellissima mattina di primavera. Ci siamo seduti sulla terrazza, ad uno dei tavoli di legno costruiti dal padre Francesco, che è il cuoco del ristorante. C’era anche la sorella Carlotta che ha partecipato all’intervista, con i suoi commenti e precisazioni. L’intervista in italiano è stata trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio. Questa è una versione editata.20180406_113210_1523283972817_resized

Sono nato a Grosseto e ho diciannove anni. Nel 2005 ci siamo trasferiti a Montemercole, dove è cominciato tutto il progetto della cooperativa… che è stata fondata nel 1984. Ho due fratelli, Tommaso e Taddeo, e una sorella, tutti più grandi di me, io sono il più piccolo di casa.

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Belonging in Anghiari: Paola Foni (Part 2)

Il senso di appartenenza ad Anghiari: Paola Foni (seconda parte)

 Il mio lavoro… Allora, premesso, io sono stata amministratore anche in questo comune, io sono stata uno dei collaboratori dei sindaci dal ‘92 al ’98, alla fine dell’amministrazione di Franco Talozzi: grande! e poi a  quella successiva, poi ho finito quest’esperienza con la nascita di Marco. Quando esce un bando di questo posto per spazzino in Comune, io faccio domanda, nessuno interessato. Mi fanno il test attitudinale e ho questo posto, io dico: “Bene” perché lavoro sei ore la mattina e ho il pomeriggio libero per aiutare e per stare con i mei figli. Marco aveva un anno e mezzo, anche gli altri comunque erano piccoli. E quindi inizio questa avventura…

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Belonging in Anghiari: Paola Foni (Part 1)

In 2017, I began conducting interviews with people who live in Anghiari. Some were conducted in Italian, some in English, and they were all published in both languages on this blog. While in Anghiari earlier this year I continued this project. These interviews will also be published in both languages.

Il senso di appartenenza ad Anghiari – Paola Foni (Parte 1)

 Paola e suo marito Paolo si sono trasferiti ad Anghiari subito dopo il matrimonio nel 1983 e vivono ancora nella casa dove hanno cresciuto i loro tre figli. Paola ha studiato biologia, ma ormai da vent’anni fa la spazzina ad Anghiari. È famosa per il suo sorriso e la sua gioia di vivere. Ogni mattina la puoi vedere mentre balza dentro e fuori la sua Ape o intorno alla piazza dove spazza muovendosi con una tale grazia che sembra stia danzando. La lunga intervista è stata divisa in due parti. Nella prima sezione Paola racconta la storia della sua famiglia, mentre nella seconda parla del suo lavoro e della sua relazione con Anghiari. L’intervista si è svolta in italiano, poi è stata trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio e questa ne è una versione editata.paola1

 Io sono nata a Sansepolcro nel 1957, il 10 di giugno.  Provengo da una famiglia di, diciamo, operai, mio padre era un bravissimo muratore, la mamma è stata casalinga, poi ha lavorato assieme a una zia per delle confezioni per il mare, cappelli, borse e quant’altro. Io sono vissuta in casa con i nonni paterni, il nonno Domenico e la nonna Mabilia, è stato un rapporto molto importante quello che io ho avuto con i nonni, specialmente con la nonna paterna.

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Belonging in Anghiari: Franco Talozzi

In 2017, I began conducting interviews with people who live in Anghiari. Some were conducted in Italian, some in English, and they were all published in both languages on this blog. While in Anghiari earlier this year I continued this project. These interviews will also be published in both languages.

Il senso di appartenenza ad Anghiari: Franco Talozzi

 L’anno scorso ho intervistato la figlia di Franco, Cinzia e la nipote, Armida, che insieme conducono il ristorante “Talozzi” ad Anghiari. Quest’anno ho avuto la fortuna e l’opportunità di intervistare Franco, di cui tutti parlano sempre benissimo e che, quando sindaco di Anghiari negli anni Ottanta, ha dato un enorme contributo allo sviluppo della città, specialmente sotto il punto di vista culturale. L’ho intervistato in una gelida giornata di marzo, a casa sua, nella parte medievale del paese. È venuta con me anche Mirella, che trascrive e traduce queste interviste, e là abbiamo trovato la moglie, Anna, e Cinzia, tutti riuniti in una stanza accogliente, dalle pareti foderate di libri con una splendida vista sulla valle Tiberina. Cinzia aveva anche preparato una deliziosa mantovana, una tipica torta toscana che ci è stata poi servita con il vin santo. L’intervista, condotta in italiano, è poi stata trascritta e tradotta in inglese da Mirella Alessio e questa ne è una versione editata.IMG-20180326-WA0000-1

 Bene! Beh, io sono nato a Chiusi, in provincia di Siena, il 23 novembre del 1937, perciò ho compiuto ottant’anni da poco. Sono nato in una famiglia contadina. Il mio babbo ha fatto il guardiacaccia in una grande riserva di un grande proprietario, in una delle dodici fattorie granducali del duca Leopoldo, il grande Leopoldo, che aveva, da Arezzo fin nella città di Chiusi, fatto la bonifica, erano tutte paludi. Aveva costituito dodici fattorie, questa fattoria dove sono nato io si chiama Dolciano, aveva 24 famiglie di contadini. Ero l’unico maschio, avevo quattro sorelle.

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La Verna in spring

 

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As my stay in Anghiari draws to a close, it feels as if I have been watching spring arrive in slow motion. Shutters and windows are opening, and every day the landscape changes: the greens get greener, and the light brighter; there are ever more birds and flowers and colours. And, now, leaves are appearing on trees. The forests of beech and ash around La Verna were shimmering with new leaves when we visited there yesterday.

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Toppole in spring

 

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Yesterday, it was only by chance that we went to Toppole, a small mediaeval hamlet in the hills above Anghiari. A friend who had been visiting family in Padova was here for just a few days, and, as she has never been to Anghiari before, I’d given some thought to the choice of a nearby walk to do. In a distracted state, however, I drove to Toppole instead of the place I’d planned on. In response to my ‘oh, wrong place’ as we turned the last bend, Marisa said ‘don’t worry, maybe it’ll be the right place.’

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Anghiari flowers

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We returned from a walk in the hills yesterday with bunches of little flowers picked from bedside the path. Every day more flowers are coming out, and, a few days ago, as I walked along the ridge from Anghiari to Il Carmine, I noticed that bright white patches had appeared amongst the brown of oaks and chestnuts in the distant hills. Blossom, I realized! But perhaps even more noticeable is the appearance of flowers throughout the town.

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Tranquillo

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Whilst here, in Anghiari, I have been reading a lovely book called A Philosophy of Walking (by Frédéric Gros). Here are a couple of passages on the experience of time when walking:

Walking is the best way to go more slowly than any other method that has ever been found. To walk, you need to start with two legs. The rest is optional. If you want to go faster, then don’t walk, do something else: drive, slide or fly. Don’t walk. And when you are walking, there is only one sort of performance that counts: the brilliance of the sky, the splendour of the landscape. Walking is not a sport. (2014: 2)

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Working with a Transcript

Colleagues of mine recently asked me to ‘teach’ them how to write first-person narratives using interview transcripts. What method did I use? What were the steps I followed? How long should they be? Did I edit out stutters and conversational fillers? Did I correct grammar?

They knew I had written first-person narratives before and knew that I advocated it as a honest and accessible form of sociological writing.  That is true, so I was happy to comply. However, what happened next surprised me. I found it incredibly difficult to describe how I edited a transcript or why I made the editorial decisions I did. Instead of a series of techniques to be learnt,  I found myself coming back to the form of relation I was in when undertaking the editing. What follows is one of  many attempts to describe how and why I work with interview transcripts. Continue reading Working with a Transcript

Hold Nothing in Reserve

One.

They all ate and were satisfied, and the disciples picked up twelve basketfuls of broken pieces that were left over.

A few years ago I read the Gospel of Mark with some friends. We moved slowly and carefully through the text, often spending a whole evening on just a few lines. One passage that struck me was the ‘feeding of the 5000’. In that story Mark describes the miracle of the fishes and loaves in which Jesus turns a few loaves of bread and a couple of fish into food for 5,000. At the end of the story Mark says, ‘They ate and were satisfied, and the disciples picked up the twelve basketfuls of broken pieces that were left over’.

Those twelve basketfuls of leftover bread troubled me. I recall badgering my fellow readers about it. Why the excess? God knows the hairs numbered on your head, why not stop with food sufficient to feed the 5,000? Why create more than was needed? What would happen to those extra pieces of bread? Would they be eaten the next day or would they go to waste? What could this excess mean? Was it a symbol of luxury, a Gallilean potlatch?

My naive questions, generously accommodated by my friends, bellied a genuine concern about wasteful excess. But what I didn’t realise then was that the feeding of the multitudes isn’t a story about consumption. It is a story about what is given. It is a story about the abundance of a love sufficient to cover us all, a love that isn’t limited by number, a love available to any who might come.

‘Here, my brother, my sister, come and sit with us. We have food enough for you’. Continue reading Hold Nothing in Reserve