Appartenenza ad Anghiari – Alison Woolley
Alison è un’artista specializzata nella decorazione di clavicembali e ora collabora a un progetto di ricostruzione di strumenti rinascimentali con Fabrizio Lepri. Ho intervistato anche lei negli spazi dell’Istituto d’arte dove attualmente si svolge il progetto. L’intervista che si è svolta in inglese è stata trascritta e poi tradotta in italiano nella sua versione editata da Mirella Alessio.
Sono nata in Scozia nel 1964 e quando avevo tre anni la mia famiglia è emigrata in Canada dove sono cresciuta. Ho frequentato l’Ontario College of Art and Design a Toronto e al quinto anno sono venuta nel campus di Firenze. Nel corso di quell’anno ho cercato… ero veramente affascinata dalla città che all’epoca nell’Oltrarno aveva tantissime botteghe che producevano artigianato di altissima qualità, ero veramente impressionata. Avevo vent’anni e me ne sono innamorata.
Pensavo che sarebbe stato veramente incredibile lavorare in una di queste botteghe e così ho preparato dei piccoli dipinti di motivi decorativi e sono andata in giro a farli vedere. Al momento dipingevo, però non dipinti decorativi, ma mi sono adattata nel renderli decorativi, i principi sono gli stessi, la luce e l’ombra, la composizione. Andavo di bottega in bottega a chiedere se avevano bisogno di qualcuno. Quasi tutti rispondevano di no, ma poi in un posto mi hanno detto ‘in fondo alla strada ogni tanto prendono qualcuno’. Ci sono andata e mi hanno detto ‘ah, va bene, torni domani’. E così ho fatto. E loro mi hanno subito messa a dipingere dei mobili. Erano dei matti e veramente divertenti e continuavano a dirmi ‘torni domani, domani’. Io non parlavo molto italiano ma avevo capito ‘domani, domani’. Alla fine della settimana era diventato un lavoro e mi pagavano!
Sono rimasta là un bel po’ e ho imparato le tecniche artigianali che sono alla base di quello che faccio ora, dorature, pittura decorativa. Sono tornata in Canada ma entro l’anno sono ritornata. Ho lavorato a Firenze per degli amici del mio datore di lavoro precedente… sono rimasta lì per circa dieci anni ed è stato allora che ho cominciato a dedicarmi ai clavicembali. Un cliente svizzero aveva chiesto se potevamo decorarne uno e così ho conosciuto il costruttore che era francese. Lavoro ancora per lui e per Bruce Kennedy, molto famoso e che vive in Toscana, e per Andrea Restelli a Milano e per vari altri musicisti che commissionano clavicembali. Probabilmente li conosco tutti, è una nicchia ma a livello mondiale.
A un certo punto ho deciso di mettermi in proprio con una mia bottega. Ero proprio in centro, in via della Scala, in uno dei piani alti di un palazzo. Era bello stare nel centro ma con gli anni Firenze è diventata affollata e rumorosa, era difficile portare su i pezzi, specialmente i clavicembali.
Il mio trasferimento ad Anghiari non è collegato a questo progetto degli strumenti rinascimentali, è stata una coincidenza. Avevo deciso di andare via dalla città dopo la pandemia quando la gente ha avuto tempo di riflettere, rivalutare… sto invecchiando e i figli sono cresciuti. Mia figlia è un’artista, sta andando molto bene, mio figlio studia a Milano, informatica musicale, c’è un tocco di creatività musicale. Sono ragazzi fantastici che amo molto.
Stavo cercando un posto dove avere laboratorio e casa nello stesso edificio… e doveva essere bello. Ho scoperto la chiesa del Carmine dove c’era un appartamento con un laboratorio disponibile nel chiostro. È un appartamento antico, una volta erano celle del monastero, una delle camere da letto è veramente di una bellezza squisita. Tutto qui è bello, ispirante… la natura. E poi una fantastica scoperta: la gente qui è meravigliosa. Sono arrivata in città il giorno del trasloco, c’era la fiera artigiana in aprile, due o tre anni fa, e ho pensato ‘ mi piace veramente!’
Ho incontrato Fabrizio per caso, sua mamma aveva scoperto che dipingevo clavicembali, lei si occupa di eventi sociali al Carmine e stavano organizzando un concerto per l’inaugurazione del nuovo organo. ‘Voi dovete conoscervi, siete nello stesso campo, lui esegue musica barocca, suona la viola da gamba, e il clavicembalo è uno strumento barocco.’ E così ci siamo incontrati e lui mi ha invitata a partecipare a questo progetto di ricostruzione di strumenti antichi.
È sempre un enorme piacere ascoltare Fabrizio con Teresa Peruzzi che suona la viola da gamba nella stessa ensemble. Ed è stato molto speciale quando hanno invitato qui per una masterclass il notissimo suonatore di viola da gamba belga Philippe Pierlot.
Ritornando al progetto, è finanziato da un fondo europeo ricevuto da Gradara, una città sulla riviera marchigiana dove il Comune è molto attivo nel promuovere una conoscenza artistica più profonda. Sostengono i concerti e Fabrizio insegna musica antica, stanno coltivando un tipo di pubblico interessato a questo tipo di performance. Il fondo copre la costruzione di laboratori nel vecchio borgo ma non essendo ancora terminati Fabrizio ha suggerito di usare quelli di Anghiari. Siamo molto grati.
Il progetto è molto specifico: l’affresco che si trova nella chiesa di Santa Maria della Consolazione a Ferrara raffigura degli angeli che suonano strumenti musicali del tardo Rinascimento che sono il modello per la ricostruzione dei nostri. Fabrizio e Martina hanno fatto i disegni basandosi sull’affresco e con le loro conoscenze di teoria musicale (la lunghezza delle corde, come devono suonare ecc.) stanno fabbricando qualcosa di incredibile: ascolteremo di nuovo il suono di strumenti che non esistono più da secoli e che verranno riportati in vita.
Martina viene da Ravenna, Luigi da Treviso e si è trasferito temporaneamente qui, per la mia parte decorativa ho studenti che arrivano da ogni parte del mondo, dal Sudafrica, dagli Stati Uniti, da Malta e dall’Olanda. Come parte del progetto si costruirà un clavicembalo e Fabrizio chiamerà in aiuto esperti come Tony Chinnery di Vicchio, nella valle del Mugello.
La decorazione del legno è un mondo a sé, un mondo magnifico di materiali e processi. Ci sono la foglia d’oro, i pigmenti colorati che sono ricchi, più belli di quelli acrilici a cui siamo abituati nell’arte moderna. Li acquistiamo da fornitori specializzati che stanno scomparendo, una volta a Firenze ce n’era uno ad ogni angolo di strada, ora ne restano uno o due. Se dori una superficie lignea il legno è importante, c’è uno strato fatto di colle animali naturali, poi gesso e argilla e poi la foglia d’oro, tutti gli strati devono interagire … l’intero processo è artigianale. È il processo a insegnarti, non bisogna imporsi, ma è necessario rispettare le fasi: tempi, umidità e così via. È importante essere pazienti, fermi, rispondere ai materiali. Una cosa meravigliosa farne parte.
Il lavoro artigianale richiede mente e corpo, un po’ come un balletto perché naturalmente si parte con un’idea di quello che si vuole e la tua competenza cresce con gli anni, con i colori e la pittura e i materiali, ma stai interagendo fisicamente con questo mondo in cui sei in questo momento. Sei radicato, è un processo meditativo… viviamo molto nelle nostre menti in questo momento.
La gente qua ad Anghiari è molto più rilassata che a Firenze dove è piuttosto tesa. Persino nei negozi, nelle situazioni più banali, ho trovato che la gente è molto più amichevole, hanno più tempo per parlare. Quando sono arrivata stava iniziando un nuovo periodo nella mia vita ed ero più interessata a creare relazioni sociali e penso che qui sia più facile. Non che passi molto tempo in paese, ho lo spirito di un eremita, tendo a starmene tranquilla, passo molto tempo lavorando. Ma mi piacciono i contatti sociali, faccio tesoro del rapporto con questo laboratorio, ma anche con altri gruppi e amici che ho incontrato qui… un misto di italiani, olandesi, inglesi… C’è una vita culturale fantastica che ha attirato gente da tutto il mondo. È un posto unico. Il più bello della Toscana.
Mentre stavamo finendo l’intervista siamo state attratte dai suoni che arrivavano dalla strada sotto le nostre finestre dove si stavano svolgendo le prove per uno spettacolo teatrale.
Belonging in Anghiari – Alison Woolley
Alison is a decorative artist, specialising now in the decoration of harpsichords. She is involved in the same project on the reconstruction of Renaissance instruments as Fabrizio Lepri. I interviewed her too in the Istituto d’arte, where the project is currently located. The interview was conducted in English, and Mirella Alessio transcribed it and translated this edited version into Italian.
I was born in 1964 in Scotland, and, when I was 3 years old, my family emigrated to Canada, where I grew up. I went to the Ontario College of Art and Design in Toronto, and, for my 5th year, I came to the Florence campus of the college. During that year in Florence, I started looking… I was really taken by the city because, at that time, every second doorway on the Oltrarno was an artisan workshop doing really high quality crafts, and I was just blown away, loved it. I was in my early 20s.
I really thought it would be cool to work in one of those workshops. So, I made these little samples of painted decorative motifs and I carried them around. I was doing painting, not decorative painting, but I adapted to make it decorative – it is all the same principles, the lights and shadows, composition. I went to these workshops and asked if they could take somebody on. Mostly no … and then one place said ‘down the road they sometimes take passing strangers’. I went, they said ‘ah, ok come back tomorrow’. I did. They actually threw me into painting some pieces of furniture. They were crazy and really fun and kept saying ‘come back domani, domani’. I didn’t speak much Italian but I understood ‘tomorrow, tomorrow’. By the end of the week, it had become a job and I was getting paid!
I stayed there for quite a while and learned the artisan techniques which are the staple of what I do now, gilding, decorative painting as opposed to fine art painting. I went back to Canada but, within a year, I had come back. I worked in Florence for friends of my previous employer …. I was there for about 10 years and it was while I was at that studio that I started doing harpsichords. A client from Switzerland asked if we could decorate one, and from there I came to know the harpsichord maker, who was French. I still do work for him, and I work for Bruce Kennedy who is quite well known and is located in Tuscany, and for Andrea Restelli in Milan, and for various other musicians who commission harpsichords. I probably know most of them, it is niche, but it is worldwide niche.
At a certain point, I decided that I wanted to be out on my own, so I started my own workshop. It was right in the centre of town, in via della Scala on one of the upper floors of a palazzo. It was nice being in the centre of Florence, but over the years it had become very crowded, very noisy, and it was difficult to bring in pieces, particularly harpsicords.
My move to Anghiari wasn’t associated with this project on Renaissance instruments – that was a synchronicity. I decided I wanted to move out of the city after the pandemic – people had time to think, revaluate… getting older, my kids are grown up. My daughter is an artist, she is doing well, my son is studying in Milan, informatica musicale that has that creative musical bit. They are wonderful kids, I love them.
Anyway, I was looking for a place where I could have a workshop and a house in the same building… and it had to be beautiful. The church of Carmine came up – there was an apartment with a workshop underneath available in the cloister. It is an old apartment that used to be cells – one of the bedrooms is quite lovely. It is beautiful there, so inspiring … the nature. Then a beautiful discovery: the people here are lovely. I came into town the day of moving in, it was during the artisans’ fair in April 2/3 years ago, and I thought ‘this is really nice!’
I met Fabrizio quite by chance. His mum figured out I could paint harpsichords – she is involved with the social events in Carmine and they were putting on a concert for the inauguration of the new organ. ‘You two should talk, you are in the same area of work – his field is Baroque music, he is a very accomplished viola da gamba player, and the harpsichord is a Baroque instrument.’ And so we met, and he invited me to participate in this project on antique instruments.
By the way, it’s always a pleasure hearing Fabrizio play, along with Teresa Peruzzi, who plays the viola da gamba with him in the same ensemble. And it was exciting when they invited Philippe Pierlot, a well-known Belgian viola da gamba player, for a master class in Anghiari.
Back to the project – it is being funded by a European grant received by Gradara, a city on the coast where the city council is very active in promoting a deeper understanding of the arts. They support concerts, for example, and Fabrizio goes there to teach early music – they are cultivating a type of public interested in this kind of thing. The grant entails money to build workshops in the antique part of the city, but since this work hadn’t been completed, Fabrizio proposed the use of the workshops here in the meantime. So, we are very thankful to them.
The project was quite specific: the fresco in Santa Maria della Consolazione in Ferrara depicting angels playing late Renaissance musical instruments was to be the model for the reconstruction of these instruments. Fabrizio and Martina drew up the plans for these – from the fresco and with their knowledge of musical theory (the length of the cord, how it has to resonate and so on) they are constructing an amazing thing because we will hear the sound of instruments that have not existed for centuries. They will be brought back to life.
In terms of people working on the project: Martina comes from Ravenna; Luigi comes from Treviso and he has moved here temporarily. For my decoration part, I have students coming from all over, including South Africa, America, Malta, Netherlands. There is one harpsichord to be made as part of the project, and Fabrizio is going to bring in some experts like Tony Chinnery from the Mugello region to help.
Decorazione del legno is a whole world, a wonderful world of materials, and processes. There’s very beautiful burnished gold leaf, and pigment colours that are rich, more beautiful than what we are used to seeing in the acrylic paint in modern art supplies. We source this from specialized supply places which are dwindling – there was one on every street corner in Florence, now only 1 or 2 remain. If you gild a wooden surface the wood is important, the gesso layer is made of natural animal glue, chalk, there is clay and then the gold leaf, the whole system of layers works together … this whole process is an artisan process. The process teaches you: rather than imposing yourself, you have to respect things – timing, humidity and so on. You have to be patient, steady, you have to respond to the material it is. A wonderful thing to engage in.
Artisan work is, yes, mind but a lot of body – it is a bit of a dance because, of course, you start with an idea of what you want it to look like and your expertise grows over the years, with colours and paint and materials, but you are physically interacting in this world, where you are now, in this moment. It grounds you, it’s a meditative process … we are very much up in our heads in these days.
People here in Anghiari are more relaxed than in Florence where most people were quite tense. Even from simple interactions in shops, I’ve found that people are more friendly, they have more time to talk. When I came here, I was starting a new period in my life and so I was more interested in making social connections, and I think it is easier to do that in this place. Not that I spend a lot of time in the town – I have the mentality of a hermit, I tend to be quiet, spend a lot of time working. But I do like social connection – I really treasure the connection with this workshop, but also with other social groups and friends I have met here… a mix of Italians, people from Netherlands, England…. There is this wonderful cultural life here, which has drawn people from all over. It is a unique place. The best of Tuscany.
Just as we were finishing the interview, we were drawn to the windows by sounds in the street below where we saw that a play rehearsal was underway.